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Pazza idea Milano: riapertura Navigli, più barche e meno auto. Il progetto di Sala

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha lanciato un’idea grandiosa. Nostalgica, funzionale e che sta facendo impazzire la città. Di cosa si tratta? Della riapertura dei Navigli, per decongestionare il traffico. “C’è un aggancio con la nostra storia e con la tradizione. Ma io credo che sia un’operazione estremamente contemporanea che guarda al futuro di Milano. I navigli sono stati chiusi alla fine del secolo scorso, quando le condizioni igieniche non erano più adeguate. Ma la verità è che la chiusura coincide anche con il momento di una rivoluzione industriale. La gente voleva andare in auto”.

“Adesso, non dico che la situazione sia opposta. Ma i centri della città sono alla ricerca di una vivibilità diversa, che prescinda dal traffico selvaggio. E ovvio che tutto questo può avere senso soltanto se fatto con la giusta gradualità. I Navigli sono sempre stato un mio pallino. Ho scritto anche un libro su questo argomento”.

“Milano non sarebbe mai diventata quella che è senza l’uso sapiente dell’acqua”. C’è stato un referendum consultivo che aveva già dato ampio mandato all’operazione. Ora Sala ha scelto la strada della progettazione partecipata. “Il referendum metteva i cittadini di fronte a una domanda semplice: favorevole o contrario? Ma era necessario spiegare i benefici e anche i problemi, l’impatto dei lavori, il costo”.

“Di fronte a un’operazione indubbiamente rivoluzionaria, credo che ci servisse un consenso più strutturato”. Troppe zanzare. Difficoltà di parcheggio. Cantieri ingombranti. Fra le critiche arrivate al Progetto Navigli, quale è la più fondata? “Quella sulla mobilità e sui parcheggi. Indubbiamente, qualcosa cambierà. Ma ci vorranno dieci o dodici anni per portare a termine tutta l’operazione. E allora, la mia risposta alle critiche è questa: dovete immaginare come potrà essere Milano nel 2030”.

Milano guarda lontano, mentre l’Italia sembra paralizzata: di fronte a qualsiasi sfida prevale la paura. Perché? “Faccio un riferimento diretto con Roma, non per dare contro alla sindaca Raggi. Ma a Milano la raccolta differenziata è al 58% e il resto finisce nel termovalorizzatore. A Roma sono al 30% e il resto finisce in discarica. È un altro mondo. Noi partiamo da una situazione in cui i servizi pubblici di base funzionano bene. Prendiamo i trasporti: abbiamo approvato un piano di investimento da 2 miliardi in 7 anni per comprare mezzi elettrici. A Roma l’Atac è sull’orlo del fallimento”.

“Questo per dire che, quando tu sei rassicurato dal sistema, se hai la spina dorsale della città che funziona, diventi più coraggioso nel progettare il futuro. A Milano funziona la collaborazione fra pubblico e privato, cosa che non succede da altre parti. Credo sia una questione di fiducia. L’Expo, in fondo, è stato così. E poi, secondo me, c’è anche questo senso di orgoglio milanese che aiuta. L’orgoglio non è una categoria del pensiero. Abbiamo avuto anni difficili, ma adesso l’orgoglio si sente. Ah, se dovessi decidere oggi non avrei dubbi: mi ricandiderei“.

 

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