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Minibot, tutti ne parlano ma nessuno li conosce: ecco cosa sono e come funzionano

Un’idea lanciata dal leghista Claudio Borghi, quella dei minibot, e subito pesantemente criticata, con Mario Draghi a tuonare da Bruxelles: “I minibot o sono moneta, e allora sono illegali, oppure sono debito, e allora il debito sale. Non vedo una terza possibilità”. Una proposta che sta facendo discutere in queste ore e che la Lega aveva già inserito in passato nel suo programma elettorale, ma che ha ricevuto la stroncatura anche del titolare dell’Economia Giovanni Tria.

Ma in cosa consistono, di preciso, gli ormai famigerati minibot? Sostanzialmente si tratta di buoni ordinari del tesoro di piccolo taglio che servono, come i normali Bot, a pagare i debiti che la pubblica amministrazione ha contratto con gli imprenditori che avevano deciso di investire nei titoli di Stato. A differenza dei Bot, che hanno un valore minimo di 1.000 euro (e che hanno a che fare anche con creditori più grandi), questi hanno invece tagli molto più ridotti, tra i 5, 10, 20, 50 e 100 euro. I minibot non sono inoltre obbligatori, quindi lo Stato non è costretto a emetterli periodicamente come accade con i Bot. Lo spunto per la loro emissione è arrivato da una mozione votata all’unanimità dalla Camera lo scorso martedì 28 maggio. Tutti i partiti presenti in aula, compresi il PD e +Europa, si sono espressi a favore di un provvedimento che consentirebbe alla pubblica amministrazione di pagare i debiti alle imprese con i Minibot.Una mozione non vincolante, ma che fatto discutere parecchio, tanto da spingere i deputati dem e quelli di +Europa a fare un immediato passo indietro. Molto semplicemente perché, come ha sentenziato Draghi, creare una moneta alternativa è illegale. La posizione di alcuni, però, è che i minibot avrebbero a tutti gli effetti l’aspetto di una valuta alternativa all’euro e funzionerebbero proprio come una moneta, basandosi sulla creazione del debito e del credito.

Una sorta di non-valuta che sarebbe spendibile soltanto all’interno del Bel Paese e che, di fatto, servirebbe secondo gli esperti a preparare un’eventuale uscita dall’euro. Un segnale di risveglio di quella pancia anti-europeista che nella Lega esiste da sempre e che sta tentando di alzare di nuovo la voce.

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