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Tecnici, numeri 2 dei partiti e no ai leader: ecco i ministri di Mario Draghi

Lo schema è pressoché definito. Draghi ha deciso, il nuovo governo sarà un mix tra tecnici e politici. E per quel che riguarda la parte politica, non ci saranno i leader dei partiti, ma i loro numeri due. Per questo ora si parla di “governo delle seconde fila”. L’idea di trovarsi in Consiglio dei ministri con Zingaretti seduto accanto a Salvini e più in là Conte o lo stesso Renzi (gli ultimi due si sono già sfilati pubblicamente, però), non è da salti di gioia per Draghi. Come ricostruisce in un retroscena il Messaggero, “è molto probabile che alcuni ministeri chiave vengano assegnati a tecnici. In testa c’è il ministero dell’Economia dove da giorni resistono due nomi provenienti da Bankitalia, Daniele Franco e Luigi Federico Signorini, con l’aggiunta di Carlo Cottarelli”.

“Per lo Sviluppo Economico si parla di Franco Bernabè, oppure di Marcella Panucci ex dg di Confindustria o ancora di Vittorio Colao che ha già dato un suo contributo, poi ignorato, sul Recovery Plan. Per l’Università la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni. Alla Giustizia Marta Cartabia o Paola Severino, mentre il ministero dell’Interno potrebbe finire ad altro prefetto con l’uscita della Lamorgese o andare ad Alessandro Pansa, ex capo della Polizia. Ministero ritenuto chiave dal presidente incaricato, e sul quale intende valutare bene i possibili candidati, è anche quello per i Rapporti con il Parlamento dove esprimerà una sua scelta come anche sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che potrebbero essere ben tre: Giorgetti (Lega), Orlando (Pd) e Patuanelli (M5S)”.

Come accontenterà Draghi gli appetiti dei partiti? “Lo schema parte da 21 ministri, e prevede tre caselle al M5S, due a Pd, Lega e FI (centristi compresi) e un posto a Iv e Articolo1. In questo caso – prosegue Il Messaggero – per i grillini potrebbe restare Di Maio agli Esteri, mentre per gli altri due posti gareggiano D’Incà, Patuanelli e Buffagni. Il Pd potrebbe schierare Guerini, che potrebbe rimanere alla Difesa, e Orlando qualora Franceschini decidesse un passo indietro. Ma c’è l’incognita Zingaretti che, pressato dal partito, potrebbe scegliere il governo anche se rischia di scatenare analoga richiesta da parte soprattutto di Salvini. Nella Lega si dà per certo l’ingresso di Giorgetti, magari insieme al capogruppo Molinari”.

Dentro Forza Italia la sfida è aperta. Per i ministri, in pole position c’è Antonio Tajani seguito dalle due capigruppo Gelmini e Bernini e dalla vicepresidente della Camera Carfagna. “Per Iv potrebbe tornare Teresa Bellanova, magari insieme ad Ettore Rosato se i renziani riusciranno a strappare il secondo posto. La galassia centrista potrebbe schierare Calenda, Tabacci e Della Vedova e potrebbe essere utile a Draghi anche per deleghe dirette dalla presidenza del Consiglio. A cominciare da quella sui Servizi che è stata oggetto di contesa nel precedente esecutivo. In quota Leu c’è sempre Roberto Speranza che però potrebbe dover cedere il passo”.

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