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Morta Angela Baldrati, la staffetta partigiana che beffò i nazisti

Angela Baldrati è morta. La donna che verrà ricordata per essersi presa gioco di alcuni soldati nazisti mentre faceva la staffetta partigiana si è spenta all’età di 105 anni nella sua casa di Santerno, in provincia di Ravenna. La Baldrati rappresenta una delle figure centrali e più conosciute della Resistenza in Romagna durante l’occupazione nazista. Di lei si racconta che una volta fu fermata da una pattuglia nazista mentre con la sua bicicletta trasportava pistole destinate ad altri partigiani. Ma la sua risposta decisa con cui convinse i soldati a non perquisirla le salvò la vita.

Angela Baldrati

Angela Baldrati era la moglie di Nello Ghinibaldi, conosciuto con il nome di battaglia ‘partigiano Tom’, che ricoprì il ruolo di tenente nella brigata Garibaldi ‘Mario Gordini’. L’episodio a cui è legata la sua fama, come appena accennato, è quello della sua mancata perquisizione da parte dei nazisti. Lei stessa ha raccontato che, con modi decisi, spiegò ai militari di non farle perdere tempo perché nella sua borsa, attaccata alla bicicletta, aveva un coniglio maschio atteso da una femmina in calore.

Le sue giustificazioni convinsero miracolosamente i soldati di Adolf Hitler e lei poté così continuare a svolgere il pericolosissimo ruolo di staffetta partigiana. Angela Baldrati ha avuto anche tre figlie, di cui due durante la Seconda Guerra Mondiale. E aveva cinque nipoti, otto pronipoti e tre trisnipotini, dai quali era stata festeggiata nel gennaio 2021, in occasione dei suoi 104 anni. Il marito Nello era morto ormai da più di vent’anni.

“I miei genitori ci raccontavano che durante la guerra mio padre era sempre ricercato dai tedeschi ed era costretto a stare fuori. – ha raccontato al Corriere della Romagna Tiziana, l’unica figlia di Angela Baldrati nata alla fine della guerra dopo Silvana e Rosetta – Fece il partigiano prima in montagna poi nelle valli e quindi mia madre Angela, che faceva la staffetta per la Gordini, spesso portava armi e cibo a suo marito e ai suoi compagni di Resistenza. Nella borsa aveva delle pistole, nascoste alla meglio con delle erbe poste in cima, e i tedeschi fanno per fermarla. – così Tiziana racconta l’episodio più famoso della vita della madre – Lei nemmeno si blocca e gli butta lì un ‘valà valà, lasciatemi andare che ho fretta, devo prendermi cura dei conigli che mi aspettano’”.

“Fu effettivamente fermata dai tedeschi ad un improvvisato posto di blocco sotto l’argine del Reno. Aveva con sé, nascosto, anche materiale partigiano. – ricordava invece Ivano Artioli, ex presidente dell’Anpi – I militari risero quando lei spiegò che in borsa aveva il coniglio maschio e la femmina era in calore. Così lei passò e completò la sua pericolosa azione”.

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