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“Io, italiano, ho combattuto per l’Isis”. La drammatica confessione di un ragazzo di 24 anni, pentito e disperato

Nato a Gaverdo, a Brescia, ma di origini marocchine. Italiano che ha combattuto per l’Isis e che oggi, pentito, racconta la sua storia attraverso le pagine de La Repubblica. Samir Bougana, 24 anni, ha vissuto a lungo in provincia di Cremona, ultima residenza a Canneto sull’Oglio vicino Mantova. Era stato arrestato il 27 agosto scorso dalle forze curde, dopo che nel 2010 si era trasferito in Germania, dove si era radicalizzato, unendosi poi nel 2013 allo Stato islamico in Siria. 

Bougana è stato uno dei 130 foreign fighter italiani arruolati dal Califfato. Ed è anche il primo miliziano dell’Isis con passaporto italiano a parlare pubblicamente. A Tell Abyad, una località del governatorato di Raqqa, l’ex capitale del Califfato, ha spiegato alla stampa: “Ricordo i miei amici della squadra di calcio con cui giocavo da centrocampista, il Gs Martelli. Sono ancora legato all’Italia, ci penso sempre, penso se e quando ritornerò a viverci. Mi ricordo di Piadena, in provincia di Cremona, dove ho vissuto più o meno dieci anni. Ho ancora parenti e amici in Italia, anche al Sud, in Sicilia. Loro non sanno nulla di me, solo i miei genitori sanno”.La sua vita estremista è iniziata a 16 anni, in Germania: “Ho iniziato a frequentare un po’ di moschee poi è iniziata la guerra in Siria e attraverso Internet sentivo i discorsi degli sceicchi. Ho iniziato a pensare che dovevamo aiutare questa gente, era un dovere di buon musulmano. Avevo 19 anni quando è iniziata la radicalizzazione, via Internet soprattutto, navigando vedevo i bambini e le donne uccise e ho iniziato a sentirmi coinvolto. Nel 2013 ho visto tanti partire così mi sono deciso, i miei genitori non sapevano nulla. Sono partito con mia moglie, è tedesca di origine turca”.Bougana, però, non ha mai combattuto: “Io ho paura dei bombardamenti. Penso di essere stato un terrorista, non così grande, però adesso è finita sono uscito, sono ancora vivo, spero che un giorno potrò vivere con mia moglie e i miei figli, tornare a una vita normale. In Italia? Ci spero. Sono pentito di essere venuto qui. Ho visto come è questa vita, ho avuto paura delle bombe, avevo paura per me e i miei figli”.

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