Tra le tante figure finite nell’occhio del ciclone in queste ore in cui il tema della giustizia è più caldo che mai, con il ministro Bonafede sotto attacco che ha precipitosamente annunciato il ritorno in carcere dei boss mafiosi, c’è un caso che sta facendo discutere più di tanti altri. Quello di Francesco Bonura, capomafia al 41 bis fino a qualche settimana fa e ora ai domiciliari all’interno di un condominio di Palermo dove, però, nessuno o quasi si preoccupa della sua presenza. Nessuno o quasi si indigna. A creare problemi è più che altro una casa di riposo qualche piano più su.
Bonura, che tradì il clan Uditore per correre tra le braccia di Riina, è andato incontro negli anni a una fama crescente. Costruttore, ha inondato la città di cemento, moltiplicando in fretta gli affari grazie alla benevolenza del capo dei capi: nel 2008 gli è stato sequestrato un patrimonio da 300 milioni di euro. I condomini del palazzo dove ora è confinato sono però concordi nel riconoscere che ormai “ha pagato il suo debito con la giustizia”. Gli mancano sette mesi per finire di scontare la condanna a 21 anni 3 mesi. Polizia e carabinieri lo controllano ancora giorno e notte.
Accusato di omicidio per la morte di due ragazzi, ma poi assolto, Bonura era stato al centro di innumerevoli scandali politici, piazzando candidati legati alla mafia alle elezioni Regionali. Tramando nell’ombra, lontano dai riflettori. Il simbolo di una Palermo lontana ma non troppo, che si spera non torni mai più. Non così distante, chiusa in quel condominio di via Ausonia.Fontana adesso ha paura: “Troppa gente in giro, servono attenzione e controlli”