Una storia terribile, che ha scosso il mondo. E che però ha originato anche bufale e distorsioni, corrette soltanto nelle ore successive alla scompara di Noa Pothoven, una ragazza di 17 anni che ha scelto di lasciarsi morire dopo aver subito delle violenze sessuali da bambina. La giovane si è spenta lo scorso 2 maggio, come annunciato dalla sorella. Inizialmente, la notizia che si era diffusa era che avesse fatto ricorso all’eutanasia, dopo aver inoltrato domanda e ricevuto risposta positiva. Niente di vero, invece.
Vero infatti che nei Paesi Bassi l’eutanasia è legale per persone con disturbi mentali e minorenni, solo a certe condizioni. Ma nel caso di Noa nessuna testata locale ha mai scritto di suicidio assistito. La verità, emersa successivamente, è infatti che le richieste della giovane per mettere fine alle proprie sofferenze erano state respinte. Lei, così, aveva deciso di lasciarsi andare tra le mura di casa, smettendo di mangiare e bere e usando i suoi ultimi giorni per salutare le persone care.
Non è chiaro se Noa Pothoven sia stata accompagnata nella morte con una sedazione profonda, ma se così fosse non sarebbe comunque un’eutanasia avallata legalmente. La giovane aveva raccontato la sua storia in un libro dal titolo “
Winnen of leren” (“Vincere o imparare”) in cui raccontava le violenze sessuali e la sua sofferenza. La ragazza era stata aggredita per la prima volta quando aveva 11 anni durante una festa della scuola, poi di nuovo un anno dopo, ed era stata violentata da due uomini quando aveva 14 anni, in un vicolo della sua città.Di tutto questo non aveva parlato con i suoi genitori “per paura e vergogna” e aveva invece iniziato a scrivere un diario che poi era diventato il libro e in cui racconta che, dopo anni, il suo corpo “si sentiva ancora sporco”: “Rivivo quella paura e quel dolore ogni giorno”. Noa Pothoven soffriva di disturbi da stress post traumatico, depressione, anoressia e autolesionismo: più volte avrebbe tentato il suicidio, secondo i giornali olandesi, e aveva anche smesso di andare a scuola.
Lo scorso dicembre la ragazza aveva contattato autonomamente una clinica specializzata dell’Aja, per sapere se fosse idonea all’eutanasia o al suicidio assistito. Le avevano risposto di no, scrive Gelderlander, riportando le parole della ragazza: “Pensano che io sia troppo giovane per morire. Pensano che dovrei portare a termine il percorso di recupero dal trauma e aspettare che il mio cervello si sviluppi completamente. Non accadrà fino a quando non avrò 21 anni. Sono devastata, perché non posso più aspettare così tanto”.
Il dramma di Noa: violentata 3 volte, chiede e ottiene l’eutanasia a 17 anni