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“Oltre 700 morti”. Studenti Italiani bloccati, il paese nel caos dopo le elezioni. Situazione drammatica

Un silenzio irreale avvolge un paese improvvisamente sconvolto da una serie di eventi che nessuno sembrava aspettarsi. Le notizie arrivano a fatica, filtrate, incomplete. L’atmosfera, carica di incertezza, racconta di una nazione in cui le comunicazioni sono interrotte, le strade presidiate e la popolazione costretta a restare in casa. Nessuno sa con esattezza cosa stia accadendo, ma è chiaro che qualcosa di profondo sta scuotendo il cuore del paese.

Tutto questo succede in Tanzania, dove la presidente uscente Samia Suluhu Hassan è stata riconfermata alla guida del governo con il 97,66% delle preferenze. Il voto del 29 ottobre, che avrebbe dovuto sancire la continuità di una delle democrazie più stabili del continente africano, ha invece innescato proteste diffuse e violente. Gli scontri con le forze dell’ordine si sono intensificati e, secondo l’opposizione, le vittime sarebbero almeno 700, mentre altre fonti ne contano circa 500. Gli ospedali risultano sovraffollati, ma la mancanza di comunicazioni rende difficile verificare la reale portata della crisi.

Anche cittadini italiani si trovano coinvolti, loro malgrado, in questa situazione. Sedici studenti dell’Istituto superiore Lorenzo Gigli di Rovato, insieme a docenti e volontari bresciani, sono bloccati a Pomerini, dove erano arrivati per un progetto di scambio con l’istituto agrario Dabaga. Attualmente restano all’interno della scuola, in attesa di sviluppi. Le notizie ricevute parlano di un gruppo in buone condizioni, nonostante il clima di crescente tensione.

Dal sito Viaggiare Sicuri arriva l’invito a evitare qualsiasi spostamento non essenziale e a tenersi lontani dalle aree di protesta, seguendo con scrupolo le indicazioni delle autorità locali.

Samia Suluhu Hassan era salita al potere nel 2021, dopo la morte improvvisa dell’allora presidente John Magufuli, deceduto a causa del Covid, malattia che lui stesso aveva a lungo negato. Ex vicepresidente e rappresentante del partito CCM (Chama Cha Mapinduzi), al governo ininterrottamente dal 1961, Hassan era divenuta la prima donna alla guida del paese.

Il clima preelettorale, però, aveva già mostrato segni di instabilità. Diversi candidati dell’opposizione erano stati arrestati o esclusi per motivi giudicati pretestuosi, mentre organizzazioni per i diritti umani denunciavano una vera e propria “ondata di terrore”. Le tensioni si sono sommate a un diffuso sentimento di insoddisfazione, soprattutto tra i giovani, la cosiddetta generazione Z, che in molti paesi africani — dal Madagascar al Camerun — chiede con forza cambiamenti politici e sociali.

Per contenere la situazione, il governo ha imposto il coprifuoco nazionale dalle 18, interrotto le connessioni internet e cancellato alcuni voli internazionali. Solo per pochi minuti, nella mattinata di oggi, la rete è stata riattivata, giusto il tempo di diffondere i risultati ufficiali delle elezioni, prima che tornasse nuovamente il silenzio. Un silenzio carico di domande, in attesa di capire se e come la Tanzania riuscirà a ritrovare la propria stabilità.

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