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Pino Cabras critica Draghi: “Pace o condizionatori accesi? Gli americani non li spengono”

La frase pronunciata da Mario Draghi su “pace in Ucraina o condizionatori accesi” sta facendo ancora discutere. Il leader del M5S Giuseppe Conte commenta l’uscita del premier con un imbarazzato “io non sarei così manicheo”. Molto più sciolto di lingua si dimostra invece Pino Cabras, deputato ex pentastellato, ora in Alternativa, già protagonista di diverse uscite ad effetto contro la gestione della pandemia da parte del governo. E anche durante il collegamento con L’aria che tira Cabras non smentisce le attese.

Pino Cabras

“Ricordo che lei è tra quelli che non andò in Parlamento ad ascoltare Zelensky. Cosa che mi stupì molto quel giorno”. Così la Merlino presenta il suo ospite in maniera non certo lusinghiera. “Semplicemente c’era un monologo di Zelensky e di Draghi che non prevedeva che noi potessimo porre delle domande. Come è normale per il Parlamento”, replica senza scomporsi Cabras. “Stava sotto le bombe Zelensky, non è che poteva stare lì a discutere. Dava un messaggio, non era un question time”, lo provoca però la conduttrice.

“Era reduce da incontri con altri parlamenti in cui diceva che si doveva fare la no-fly zone e altre cose che ci avrebbero portato dritti alla terza guerra mondiale. – tiene però il punto il deputato di Alternativa – Quindi a quel punto abbiamo deciso che non era la sede giusta per una discussione. Il Parlamento è un luogo dove si discute”, ribadisce Cabras. Ovviamente Myrta Merlino non si lascia sfuggire l’occasione per chiedergli un parere sulla frase di Draghi su “pace o condizionatori accesi”.

“Pensiamo agli Stati Uniti. Loro i condizionatori di sicuro non li spengono. – risponde deciso Cabras – Noi stiamo sostituendo una dipendenza che non ci ha creato grossi problemi rispetto a un gas che costa un tot, con una dipendenza che ci costa il 30% in più. Noi abbiamo peggiorato la situazione aggredendo la Libia e togliendoci un fornitore sicuro che ci dava moltissimo gas. L’Europa non ha fatto una autocritica sui danni che ha procurato in questi anni. E adesso ci vuole mettere nelle mani di un’altra dipendenza. È come se un eroinomane dicesse basta con l’eroina, passo alla cocaina anche se costa il 30% in più. L’alternativa è fare un accordo di pace che costituisca una nuova sicurezza europea che non sia a scapito di quella russa e viceversa”, conclude.

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