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La fisica Paolotti: “Riaperture a Natale? Inevitabile una terza ondata e migliaia di morti”

Daniela Paolotti è una fisica, e lavora per la Fondazione Isi. Oggi, 24 novembre, ha spiegato in un’intervista a Open perché è importante porre l’accento non solo sul numero dei nuovi contagiati ma ance sul numero dei decessi, che è “ancora troppo elevato. Se giovedì inizierà un calo costante delle vittime, allora vorrà dire che i lockdown regionali hanno funzionato. Se così non fosse – mette in guardia – ci troveremmo nei guai”. Spiega Paolotti: “Questi dati sembrano inchiodati da qualche settimana e, certamente, abbiamo notato una stabilizzazione dei contagi. Se vogliamo provare a interpretare i numeri, possiamo dire che le misure del governo di ottobre hanno aiutato pochissimo nel contenimento del contagio. Ma il primo vero effetto l’abbiamo ottenuto con il Dpcm di novembre: adesso, con i lockdown di fatto estesi a molte regioni, dobbiamo alzare l’attenzione sulla quota di decessi giornalieri”.

“I decessi – spiega Paolotti – sono la cartina tornasole dell’andamento reale dell’epidemia: è un dato che, a differenza dei contagi, è incontrovertibile. I tamponi, lo sappiamo, fluttuano tanto e altresì i dati delle regioni relativi ai ricoveri sono spesso difficili da interpretare. Tuttavia, se tra mercoledì e giovedì di questa settimana i decessi iniziano a diminuire e il calo si mantiene costante anche nel weekend, allora vorrà dire che l’ultimo Dpcm ha funzionato”.

Per Paolotti non bisogna passare a una classificazione più light delle regioni: “Mettere tutte le regioni nella fascia di rischio arancione a inizio dicembre vuol dire gettare al vento tutti gli sforzi fatti a novembre con i diversi lockdown. So bene che è importante stimolare l’economia con gli acquisti natalizi. Dal punto di vista scientifico, però, non posso che ribadirlo: dopo un mese di lockdown, riaprire i negozi e consentire lo shopping natalizio senza restrizioni sociali precise e senza controlli, è quantomeno pericoloso”.

Conclude Paolotti: “Se i decessi non diminuiscono a tre settimane dall’inizio del lockdown, allora siamo nei guai. Significherebbe che le misure del governo sono servite a poco. Se ciò accadesse, il calo dei nuovi casi che, invece, abbiamo riscontrato, vorrebbe dire che non riusciamo più a tracciare i contagi e che il sistema di monitoraggio è ancora in tilt”.

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