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Papa Francesco: “Durante la mia operazione, c’è chi mi voleva morto”

Una notizia che aveva preoccupato i fedeli, quella del lungo e complesso intervento al colon al quale papa Francesco era stato costretto a sottoporsi all’ospedale Gemelli di Roma. Con una successiva fase di recupero a Santa Marta, per la convalescenza. E con le voci, insistenti, di riunioni segrete nella curia per parlare di un conclave, eventualità che poi si è rivelata senza fondamento. Oggi, è lo stesso pontefice a confermare, almeno in parte, quanto accaduto durante il suo periodo di difficoltà. Con parole che faranno sicuramente discutere.

In una conversazione libera fatta con i 54 gesuiti slovacchi e pubblicata dallo spin doctor padre Antonio Spadaro, sulla Civiltà Cattolica, Francesco ha rivelato alcuni retroscena del suo ricovero. Senza rinunciare a passaggi forti: “Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene”.

“Fare quell’intervento chirurgico – ha aggiunto Francesco – è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perché sono in contatto diretto con i pazienti”. Poi, sulla sua figura: “C’è una grande televisione cattolica che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi. Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro. Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza, specialmente quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo. Lì non posso far nulla. Io comunque vado avanti senza entrare nel loro mondo di idee e fantasie”.

Su rifugiati, infine: “Io credo che bisogna accogliere i migranti, ma non solo: occorre accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Servono tutti e quattro questi passaggi per accogliere veramente. Ogni Paese deve sapere fino a quanto può farlo. Lasciare i migranti senza integrazione è lasciarli nella miseria, equivale a non accoglierli. Ma bisogna studiare bene il fenomeno e capirne le cause, specialmente quelle geopolitiche. Occorre capire quel che succede nel Mediterraneo e quali sono i giochi delle potenze che si affacciano su quel mare per il controllo e il dominio. E capire il perché e quali sono le conseguenze”.

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