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Papa Francesco sta male, non riesce a leggere: “Non sto bene di salute”

Pietro Orlandi Wojtyla Francesco

Papa Francesco ha interrotto la sua udienza, indirizzata verosimilmente ai Rabbini europei, annunciando di non stare bene di salute. L’evento, trasmesso dalla sala stampa vaticana, ha evidenziato le preoccupazioni per la salute del Pontefice, da tempo afflitto da alcuni problemi fisici. Il Papa ha dichiarato: “Buon giorno, saluto tutti voi e vi do il benvenuto. Grazie di questa visita che a me piace tanto ma succede che io non sto bene di salute e per questo preferisco non leggere il discorso ma darlo a voi e che voi lo portiate.” Ha poi consegnato il discorso ai presenti, permettendo che fosse diffuso dai media.
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Il Pontefice ha manifestato problemi di salute in diverse occasioni, sottolineando tuttavia la sua determinazione a continuare il suo servizio alla Chiesa. In passato, ha escluso l’idea di dimettersi a meno che non dovesse affrontare una “fortissima stanchezza mentale“. Ha spiegato che una condizione che “non ti fa vedere chiaramente le cose, la mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni” potrebbe spingerlo a prendere una decisione così estrema, incluso il problema fisico in casi particolari.

Papa Francesco, dimissioni non contemplabili se non in casi estremi

Il Papa, in un’intervista precedente alla tv svizzera Rsi, ha discusso dei suoi problemi al ginocchio, definendoli un’umiliazione fisica e rivelando che si era vergognato di dover usare una carrozzina. Tuttavia, ha anche notato che la situazione stava migliorando.

Il discorso consegnato ai rabbini europei, benché non letto direttamente dal Papa durante l’udienza, è stato diffuso dai media. Contiene messaggi di grande rilevanza, tra cui l’appello alla ricerca del prossimo, all’accoglienza e alla pazienza. Il Papa sottolinea l’importanza del dialogo come strumento fondamentale per costruire la pace, esortando i credenti a essere testimoni di compassione e giustizia, contrastando l’odio bellico con il potere del dialogo: “Orienta i nostri passi proprio alla ricerca del prossimo, all’accoglienza, alla pazienza; non certo al brusco impeto della vendetta e alla follia dell’odio bellico. Quanto è dunque importante, per noi credenti, essere testimoni di dialogo. Non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace. Per diventare edificatori di pace, siamo chiamati a essere costruttori di dialogo”.