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La rivoluzione di Papa Francesco contro la burocrazia vaticana. Via soldi e potere

Dopo i troppi scandali, papa Francesco ha voluto dare l’ennesimo taglio netto alla struttura vaticana. Stavolta la mano pesante cade direttamente sulla Segreteria di Stato che viene così totalmente ridimensionata. Diventa “povera” per volontà papale, e imbrigliata dai controlli. “Da oggi diventa un dicastero come gli altri. Non gestirà nemmeno un euro senza autorizzazione. Si occuperà di politica estera e magari interna, ma non sarà più una sorta di ministero delle finanze improprio e onnipotente”. Questa è una sorta di fine per quello che storicamente è stato il centro di potere più importante del Vaticano dopo il Papa.

Come racconta il Corriere, la svolta di Francesco è stata affidata ieri a un motu proprio, un’iniziativa personale del papa, con la quale la gestione di tutti i fondi della Segreteria di Stato passa all’Apsa di monsignor Nunzio Galantino, guardiano bergogliano della “cassaforte” patrimoniale della Santa Sede; e alla segreteria per l’Economia affidata al gesuita Juan Antonio Guerrero Alves. Un processo accelerato degli scandali che hanno avuto come epicentro e simbolo il palazzo londinese di Sloane Avenue e il ruolo di una cerchia di affaristi, ecclesiastici e laici: vicenda opaca e traumatica per l’immagine del papato, che ha fatto cadere teste eccellenti e perfino eminenti, come quella del cardinale Giovanni Angelo Becciu.

Il testo, firmato dal Papa il 26 dicembre, è perentorio, nelle disposizioni che dà. Stabilisce anche che la Segreteria per l’Economia “d’ora in avanti svolgerà anche la funzione di Segreteria papale per le materie economiche e finanziarie”. In più, “la Segreteria di Stato trasferisce quanto prima, non oltre il 4 Febbraio 2021, tutte le sue disponibilità liquide giacenti in conti correnti ad essa intestati presso l’Istituto per le Opere di Religione o in conti bancari esteri, all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica su conto bancario da questa indicato”.

Insomma, non è un trasferimento soltanto di soldi ma di potere e di competenze. “C’è voluto tanto tempo perché le resistenze erano forti. La mentalità del corpo diplomatico vaticano è dura a morire. Ma ora dovranno ubbidire”, annuncia un prelato vicinissimo a Jorge Mario Bergoglio. Chi lo ha incontrato di recente racconta un Francesco che ha accentuato la diffidenza verso gli esponenti di Curia italiani, e non la nasconde. Così, negli ultimi mesi papa Francesco ha cominciato a ridisegnare per l’ennesima volta gli equilibri interni.

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