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Era tra i cadaveri, Bartolo sentì il polso e la rianimò: oggi l’abbraccio dopo il naufragio

Sei anni e mezzo dopo Pietro Bartolo riabbraccia Kebrat. Al Parlamento europeo. Lei è la ragazza eritrea sopravvissuta al terribile naufragio del 3 ottobre 2013, lui è il medico di Lampedusa, oggi parlamentare europeo del Pd, che le salvò la vita, cogliendo quel fievolissimo battito di vita nel polso e tirandola via dalla fila di cadaveri adagiati al molo Favarolo. L’avevano creduta morta Kebrat e se non fosse stato per Bartolo oggi probabilmente non sarebbe più su questo mondo.

L’ha raccontata mille volte Pietro Bartolo questa storia ma oggi pomeriggio quando si è ritrovato davanti la ragazza, commossa e sorridente, portata a Bruxelles dal Comitato 3 ottobre insieme ai ragazzi delle 150 scuole che partecipano al progetto “semi di Lampedusa” non è riuscito a trattenere le lacrime prima di sciogliersi in un gran sorriso. A raccontare questo momento è Repubblica, che riporta le parole del medico eroe: “Molti di voi questa storia la conoscono bene perché mi è rimasta nel cuore e non ho mai smesso di raccontarla”, dice.

“È la storia di Kebrat, una ragazza arrivata sul molo di Lampedusa senza polso, senza battito, durante il naufragio del 3 ottobre 2013. Sembrava morta, era già in un sacco, con la cerniera chiusa. Dovevo soltanto constatarne il decesso. Eppure ho sentito qualcosa, ho auscultato meglio. È stata una corsa contro il tempo, l’ambulatorio, il primo soccorso, il trasporto in elicottero fino al reparto di rianimazione più vicino. Non era finita per Kebrat”.

“Oggi gli amici del Comitato 3 ottobre mi hanno fatto questa sorpresa immensa, hanno portato Kebrat qui, in parlamento europeo a Bruxelles. I nostri occhi lucidi dicono il resto”, conclude Pietro Bartolo. Kebrat da anni vive in Svezia. Non è ancora riuscita a superare lo shock di quel terribile naufragio e non se l’è sentita di tornare a Lampedusa, come tanti altri dei sopravvissuti per partecipare alle manifestazioni di ricordo della strage.

 

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