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“Troppi cristiani non fanno i cristiani”. Pif e l’ipocrisia di tutti: tra vita, fede e politica…

C’è un uomo, che si chiama Arturo (ovviamente, come tutti i protagonisti di Pif) che s’innamora di una ragazza molto cattolica, che si chiama Flora (ovviamente, come tutte le protagoniste di Pif) e che lui conquista sostituendo l’uomo che deve impersonificare Gesù nella Via Crucis. Così Arturo scopre che non si ricorda più nulla degli insegnamenti della religione cattolica… L’ultimo libro di Pif “…che dio perdona a tutti” (Feltrinelli) è già alla terza ristampa. Tutto parte dal detto siciliano “Futti futti che Dio perdona a tutti”, ma Pif precisa: “Ho omesso la prima parte perché in Sicilia tutti capiscono il senso, ma altrove no. Poteva suonare offensivo. Per me rappresenta la sintesi di come gli italiani vivono la religione”.

“Se siamo cristiani o no è una domanda che in questo periodo ci si fa più spesso, ma bisognerebbe farsela sempre. Bisognerebbe che se la ponessero anche quelli che, come me, sono agnostici. E comunque quella di Arturo è una conversione complicata, comincia con il furto di un manuale di catechismo… È ‘mediamente cristiano’, non si fa troppe domande”.

Nel mettere in pratica gli insegnamenti del cristianesimo Arturo si mette nei guai. All’inizio vuole conquistare Flora, ma poi le occasioni per essere un buon cristiano cominciano a diventare ghiotte, ci prende gusto… A un certo punto, mentre stanno andando in vacanza, Arturo si accorge che stanno passando in auto vicino a un luogo terremotato. E allora decide di uscire dall’autostrada per andare ad aiutare chi ha bisogno, ma poi la vacanza… Pure sul lavoro comincia ad avere grossi problemi. Fa l’agente immobiliare e non se n’è mai visto uno sincero, che dice davvero quali sono le magagne di una casa.

La sua conversione gli mette in crisi la vita. Pif allora spiega se c’è dell’autobiografico: “Ho messo nero su bianco una cosa che mi è successa. Ho frequentato istituti religiosi dalle elementari al liceo. Per anni, quando qualcuno mi chiedeva se credevo, rispondevo sì. Poi mi sono reso conto che non credevo ai miracoli, che non andavo mai a messa, non mi confessavo. E quindi ho capito che non ero cattolico. Mi sento agnostico. L’ho detto anche al Papa”.

Sì, perché Pif ha incontrato il Papa. “Durante un’udienza privata, la primavera scorsa, eravamo più o meno 50 persone. ‘Tutti atei’, ci presentarono così. Ma io dissi la verità… Davanti al Papa non si possono dire le bugie! ‘Santità, io non sono ateo, ho fatto i Salesiani, credo faccia curriculum. Sono agnostico’. E lui mi rispose: ‘Ma sei diventato agnostico perché hai frequentato i Salesiani?’. Capito? È stato lì che mi è venuto un dubbio: forse anche noi, potenzialmente, possiamo elevarci al suo livello?”

Quanto siamo cristiani è una domanda di attualità, anche politica? “Una volta il Papa disse: ‘Dio è per l’accoglienza’. Per un credente diciamo che la parola del Papa dovrebbe essere abbastanza rilevante. Angelino Alfano, all’epoca ministro degli Interni e uomo di fede, disse: ‘Noi facciamo un mestiere diverso da quello dei preti’. Ed è questo un altro esempio di come si interpreta la fede ‘a seconda’. Mi sono imbattuto in una frase molto simile di Matteo Salvini, un brand che ora va per la maggiore, più recente: ‘I vescovi facciano i vescovi e non rompano le palle ai sindaci'”.

“Non contesto la politica, non è questo il luogo né il momento perché questo non è un libro politico. È solo per dire che così è troppo facile. Uno giura sul Vangelo e poi dice ‘manderemo via i Rom dall’Italia, purtroppo quelli italiani ce li dobbiamo tenere’. Dobbiamo chiederci quanto quel ‘purtroppo’ sia cristiano. Io non contesto la legalità come principio, anzi. Contesto che s’invochi la legalità a intermittenza, cioè quando il presunto colpevole è un immigrato”.

Un ultima battuta su una possibile alleanza, ora, tra Pd e Movimento 5 Stelle, come Pif aveva sempre auspicato. “Non è possibile finché non lo vorrà una corrente del Pd che fa fatica a pronunciare la lettera ‘C’ senza aspirarla…”. Anche se è ormai di queste ore la notizia che Renzi stia praticamente abbandonando il PD. Ma, al di là della politica, appunto, il libro di Pif va letto. È una riflessione geniale e ironica su un tema che ci riguarda tutti.