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Poliziotta violentata al porto di Napoli: “Ecco perché sono tornata al lavoro”

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“Era mezzanotte e trenta, stavo per entrare nella mia auto e vedo una persona corrermi contro. Pensavo volesse farmi una rapina e comincio ad urlare, ma lui subito mi dice di stare zitta e che vuole fare sesso con me”. Queste le parole strazianti di Alessandra Accardo, la poliziotta violentata un anno fa nella zona del porto di Napoli. Un racconto toccante, reso ancora più forte dalla viva voce della vittima.

Durante un’intervista rilasciata al Tg3, Alessandra ha condiviso i dettagli di quella terribile notte. Nonostante la gravità dell’aggressione e la crudezza della situazione, ha trovato la forza di reagire: “Lui per tutto il tempo ha cercato di aggredirmi con qualunque cosa fosse nella sua disponibilità”, ha spiegato Alessandra, “quando ogni tanto mi faceva parlare gli chiedevo ‘se mi vuoi violentare perché mi stai ammazzando?’. Pensavo di non tornare più a casa”.

La forza e la determinazione di Alessandra sono state sorprendenti. Nonostante il trauma subito, è tornata in servizio solo tre mesi dopo l’aggressione. “Avevo segni sul corpo, non camminavo bene, ma sono rientrata perché ad un’azione così cattiva deve rispondere qualcosa che sia più forte. Dovevo essere più forte di quello che mi era accaduto”, ha affermato con risolutezza.

L’aggressione a Alessandra Accardo risale all’ottobre del 2022. La poliziotta, al termine del suo turno di lavoro e mentre stava rientrando a casa, venne attaccata brutalmente nella zona del porto. Una notte di terrore, interrotta dall’arrivo di un camionista, che la salvò da ulteriori violenze. Dopo l’incidente, Alessandra venne ricoverata al Cardarelli.

La giustizia ha fatto il suo corso: l’aggressore è stato arrestato e condannato a 14 anni di carcere. Ma la storia di Alessandra serve anche come monito: serve maggiore sicurezza nelle zone a rischio e un impegno concreto da parte delle autorità. La determinazione e il coraggio mostrati da Alessandra sono un esempio per tutti.