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Sindaco di Danzica assassinato: il populismo fa le prime vittime?

L’ondata di odio alimentata dal populismo europeo sta iniziando ad assumere contorni sempre più drammatici. L’omicidio di Pawel Adamowicz, 53 anni, ha lasciato la Polonia e tutta la comunità internazionale sotto choc. Domenica, il ministro dell’Interno Joachim Brudzinski l’ha descritto come “un atto di barbarie inspiegabile”. Il primo ministro Mateusz Morawiecki parla di una “grande tragedia” per la Polonia, e ha offerto alla famiglia le sue condoglianze. Il presidente Andrzej Duda ha annunciato una riunione con tutti i leader di partito per organizzare una marcia contro l’odio e la violenza.

Il presidente del Consiglio europeo ed ex premier polacco Donald Tusk, appartenente allo stesso partito (Po) di cui Pawel Adamowicz aveva fatto parte fino a sei mesi fa, ha scritto: “Il sindaco di Danzica, uomo di solidarietà e libertà, un europeo, un mio buon amico, è stato assassinato. Possa riposare in pace”.

“Parliamoci chiaro: è avvenuto un delitto politico”, ha scritto l’editorialista Jaroslaw Kurski, sul sito del quotidiano Gazeta Wyborcza. L’aggressione, secondo Kurski, è avvenuta in un clima d’odio che da tempo viene alimentato in Polonia e la cui responsabilità peserebbe gravemente su chi attualmente detiene il potere nel Paese. “Il seme dell’odio prima o poi porta i suoi frutti”, ha scritto ancora. E la questione è proprio questa: difficile dissentire con Kurski. Per questo è fondamentale capire che quello che accade in Europa, in Polonia, potrebbe accade anche da noi.

O in altri Stati vicini. È fondamentale abbassare i toni, smetterla con la campagna di odio alimentata dalle macchine della comunicazione e della propaganda. In Italia la situazione non è poi così diversa da quando i gialloverdi sono al governo. Da quando detengono il potere. Fino si è sempre riusciti ad arginare il peggio, ma fino a quando potrà durare? Purtroppo le avvisagli ci sono già tutte, basta scorrere le bacheche Facebook dei due partiti, o dei due leader di governo, per vedere quanto odio venga alimentato.

Basta un post, un tweet, una provocazione. E la popolazione insorge, commenta, vomita odio. Passare dalle parole ai fatti, in contesti disagiati e disperati, è un attimo. Anche il presidente dei vescovi polacchi, l’arcivescovo di Poznan Stanislaw Gadecki, ha sottolineato che “l’atmosfera politica non deve portare a questo tipo di risoluzione di problemi”, osservando che “chi ispira le lotte alla fine provoca le vittime”, e che “una cattiva politica porta alla guerra civile”.

Mons. Gadecki ha spiegato poi che “con escalation del linguaggio e delle accuse reciproche provochiamo gli impulsi dell’aggressività nelle persone psicologicamente più deboli”. L’uso della forza, per l’arcivescovo di Poznan, testimonia “una mancata educazione” poiché “attaccando le opinioni non abbiamo alcun diritto ad attaccare la persona che le esprime. Questo è l’insegnamento che si apprende già alle elementari”. Che il messaggio arrivi anche ai “nostri”. Fermatevi, finché siamo in tempo.

 

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