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Quanto costa non fare niente: il conto (salatissimo) per i no del governo gialloverde, l’allarme degli imprenditori

Fermare la realizzazione di infrastrutture avrà un conto salatissimo per il Paese. Che pagheranno gli italiani. A lanciare l’allarme è il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, che attraverso le pagine del Corriere della Sera spiega: “Occorre che a lavorare congiuntamente per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture sia tutta la macroregione alpina che comprende anche il Veneto, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Tutti insieme dobbiamo fare fronte comune”.

“Già qualche mese abbiamo lanciato un manifesto per evidenziare come sistemi di trasporto efficienti siano essenziali per la crescita economica, l’occupazione e la qualità della vita. Ora dobbiamo alzare la nostra voce”. Il rischio, in caso contrario, è alto: “Si stima che la mancata realizzazione di infrastrutture tra il 2015 e il 2030 potrebbe generare 640 miliardi di costi. Sono i costi del non fare”. Bonometti ha sostenuto di recente la manifestazione Sì Tav e ribadisce il ruolo chiave che la Lombardia può assumere nel futuro del Paese. “Per affermare che la Lombardia è un’eccellenza si devono alimentare le condizioni che le permettono di esserlo. Non possono chiedere a noi imprenditori di aumentare la produttività se poi, per effetto delle inefficienze, il nostro prodotto non è più competitivo non appena esce dai cancelli della fabbrica”. Bonometti rilancia anche il problema dei collegamenti, essenziali in un Paese che vuole tornare a essere un’eccellenza.“Serve un complesso aeroportuale con un grande hub intercontinentale del Nord. Va adeguata la rete autostradale: in Italia ci sono 112 chilometri per milione di abitanti contro i 160 della Germania, i 176 della Francia e i 311 della Spagna. Vogliamo un potenziamento dei porti, lo sviluppo dell’alta velocità”. Il tutto senza mai dimenticare l’importanza dell’Ue: “L’Europa deve essere parte della soluzione, va fatto un piano infrastrutturale europeo”.

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