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Cara ci costa l’Europa: a Bruxelles stipendi da 30 mila euro al mese

Jean Claude Juncker e Donald Tusk in cima alla classifica. Seguiti a stretto giro, nella classifica dei rappresentanti più ricchi delle istituzioni europee, da Federica Mogherini. I generale, però, non se la passa male nessuno. Il presidente della Commissione europea e il vertice del Consiglio Ue a fine anno raggiungono la somma di 405.415 euro. Numeri, questi, riportati dal quotidiano La Verità e che hanno scatenato non poche polemiche sui social.  Per avere un’idea di quanto siano laute le cifre di cui godono le più alte cariche dell’Ue basti pensare – sottolinea l’Huffington Post in merito – che Juncker e e Tusk guadagnano più di Donald Trump, quasi il doppio di Angela Merkel, più del triplo dello stipendio di Vladimir Putin.

Più del presidente Usa (anche se la differenza si aggira intorno ai 10 mila euro) guadagna anche l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, l’italiana Federica Mogherini. Alle cifre riportate vanno poi aggiunti gli altri benefici che hanno a disposizione gli esponenti di spicco delle istituzioni europee.  In testa Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, e Jean-Claude Juncker, con un compenso annuo di 405.415 euro (e una pensione stimata di 60.264 euro per 5 anni di servizio). A seguire Lady Pesc Federica Mogherini con uno stipendio di 376.815 euro l’anno (e una pensione stimata di 56.772 euro per 5 anni di servizio). Per i vice presidenti Frans Timmermans, Valdis Dombrovksis, Andrus Ansip e Jyrki Katainen la busta paga è da 362.743 euro (con una pensione stimata di 54.588 euro per 5 anni di servizio). Per i commissari come Pierre Moscovici uno stipendio da 323,914 euro l’anno (e una pensione stimata di 49 mila euro). Alle cifre indicate si aggiungono le voci variabili: l’assegno familiare o l’incentivo scolastico comportano un incremento della somma corrisposta. Si aggiungono poi i rimborsi per le trasferte e una particolare indennità transitoria, versata, cioè, nel periodo che va dalla fine dell’incarico all’inizio di un nuovo lavoro.Ma c’è un altro tasto dolente: quello delle pensioni, che fa stare in pensiero le istituzioni europee ma, in un futuro neanche tanto remoto, potrebbe essere un problema anche per i cittadini. Esiste, infatti, un Fondo di vitalizio volontario, istituito nel 1990 che, però, non versa propriamente in ottima salute. Stando a quanto riporta la Verità, rischia il fallimento e le contromisure messe in campo per scongiurarlo, al momento, non hanno sortito particolari effetti. Un eventuale crac dell’istituto ricadrebbe sulle spalle dei contribuenti europei.

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