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Quelle accuse al Pd sul caso Bibbiano smentite dai dati della Regione

Non si placano ancora le polemiche intorno alla vicenda Bibbiano, uno dei casi più discussi (e strumentalizzati) nella recente cronaca italiana. Attraverso le pagine de Il Fatto Quotidiano, Selvaggia Lucarelli era tornata all’attacco, scrivendo di un Pd che aveva preferito negare l’esistenza stessa del problema piuttosto che affrontarlo. Un attacco che, però, si presta a sua volta a molte critiche. Perché la vicenda dei presunti affidi illeciti scoperchiati dalla procura di Reggio Emilia con l’inchiesta “Angeli e Demoni” ha portato, finora, soltanto a un’ipotesi di reato che non è ancora finita in tribunale. E non solo.

La Lucarelli ha puntato il dito contro la commissione tecnica presieduta da Giuliano Limonta, esperto di neuropsichiatra infantile, affiancato da collaboratori del Cismai, il coordinamento dei servizi contro i maltrattamenti di cui faceva parte anche Claudio Foti, della Hansel& Gretel, finita nello scandalo “Angeli e Demoni”. E proprio per questo esprime tutti i suoi dubbi sull’eventualità che ha decidere siano persone coinvolte a vario titolo nella vicenda stessa. Giudicati e giudici allo stesso tempo, insomma. Ma la commissione tecnica di cui parla l’opinionista non è l’unica a occuparsi dello scandalo.Ce n’è infatti una seconda di natura prettamente politica e composta da 27 consiglieri regionali. Al vertice Giuseppe Boschini, del Pd, affiancato da esponenti provenienti, oltre che dal Partito Democratico, anche da M5S, Lega, Sinistra Italiana, Fratelli d’Italia, L’Altra Emilia e Gruppo Misto. Tutti i fronti politici trovano quindi una rappresentazione. E questa seconda commissione, dopo 45 audizioni, ha concluso i propri lavori negli scorsi giorni, sfornando una relazione di 250 pagine che analizza tutto il materiale raccolto sul caso Bibbiano.Nella relazione, sono state messe in evidenza delle criticità del sistema affidi. Ma sono anche state smentite alcune bufale, come quella che voleva affidata a privati la valutazione dei casi dei minori e  l’analisi delle situazioni familiari o le segnalazioni alla magistratura. O quella che vorrebbe i numeri degli affidi di molto superiore alla media (l’Emilia Romagna è al di sotto degli standard di un Paese, l’Italia, già tra i più cauti da questo punto di vista). Stando ai dati forniti dal presidente del tribunale dei minori di Bologna, Giuseppe Spadaro, nei casi in cui il tasso di minori fuori famiglia risulta maggiore rispetto alla media regionale “si riscontra un forte ricorso agli strumenti dell’affido consensuale”, ossia “un progetto condiviso con la famiglia e che non comporta quindi allontanamenti di tipo traumatico”.

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