
Una calda giornata d’estate, la spiaggia gremita, i giochi dei bambini che riempiono l’aria di voci allegre. Ma a volte basta un attimo, un singolo momento di distrazione, perché la spensieratezza si trasformi in incubo.
È la tragedia che ha sconvolto Cavallino-Treporti e commosso l’Italia intera: il piccolo Carlo Panizzo, appena sei anni, è scomparso davanti agli occhi impotenti della sua famiglia. Un evento improvviso, che ha gelato l’atmosfera e lasciato un vuoto impossibile da colmare.
Dietro questo dramma, un monito che risuona come un avvertimento: il mare, anche quando appare calmo e familiare, può celare pericoli invisibili, pronti a colpire nel momento meno atteso. Un richiamo alla prudenza, perché nessuna precauzione è mai troppa quando si tratta della vita dei più piccoli.

«Il mare più sicuro è il più infido», avverte Dino Basso, direttore della Società nazionale di salvamento di Mestre. Dopo la perdita del piccolo Carlo, ha scelto di rompere il silenzio e lanciare un appello accorato a tutti i genitori: la spiaggia non è un parco giochi. Anche quei tratti di Adriatico che appaiono calmi e familiari, ogni anno diventano scenario di tragedie improvvise e silenziose.
Ogni estate, più di 30 bambini si allontanano dalla riva, spesso recuperati in tempo grazie all’intervento di bagnini e forze dell’ordine. Ma basta un istante: un genitore che volge lo sguardo altrove, un gioco che cattura l’attenzione, e in pochi secondi il rischio si trasforma in pericolo reale.
Quando un bambino scompare, la macchina dei soccorsi si mette in moto in una vera corsa contro il tempo. Si controlla ogni metro tra onde e sabbia, si diffonde la descrizione, si mobilitano volontari e bagnanti nella speranza di un finale felice. Ma dopo trenta minuti senza esito, entrano in azione la Guardia Costiera e i sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Spesso, però, la visibilità in acqua è quasi nulla, le onde cancellano ogni traccia, e il destino si compie in un silenzio che lascia tutti senza parole.

Il dramma è che l’annegamento è rapido, silenzioso e quasi invisibile agli occhi di chi non è preparato. In appena venti secondi, un bambino può scomparire tra le onde, senza neppure il tempo di chiedere aiuto. I minuti che seguono sono decisivi, ma troppo spesso si rivelano insufficienti per cambiare il corso degli eventi.

Nel caso di Carlo, il suo corpicino è stato ritrovato vicino a un pennello: una struttura in cemento o pietra, apparentemente innocua, ma dove la profondità si fa subito pericolosa e le correnti diventano trappole mortali. Sono zone dove il bagno è vietato, eppure la curiosità porta spesso bambini e famiglie a sottovalutare i cartelli di divieto.
E il mare, che sembra tranquillo, non perdona: tra buche improvvise, correnti forti e ostacoli nascosti, basta davvero poco per perdere il controllo, anche solo a pochi metri dalla riva. La sicurezza è una percezione che può tradire.
Basso lancia un grido che nessun genitore può ignorare: i bambini vanno sorvegliati sempre, in acqua e sulla sabbia. Troppo spesso ci si fida di una calma solo apparente, dimenticando che la spiaggia non è mai del tutto sicura.
La comunità di Cavallino-Treporti si è stretta nel dolore attorno alla famiglia di Carlo, un dolore che nessuna parola può lenire. Ma il suo ricordo, e il suo sorriso, restano come un monito forte: mai abbassare la guardia, nemmeno davanti al mare più familiare.