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Raffaele, una vita tra discriminazione e malattia: “Io insultato anche dai professori”

Una vita alle prese dal dolore della malattia, ma ancor più segnata dalle discriminazioni subite fin da piccolo. La storia di Raffaele Capperi porta alla luce quanto ancora c’è da imparare sul tema della diversità e sul rispetto dell’altro. Affetto dalla sindrome di Treacher-Collins dalla nascita, una malattia congenita dello sviluppo craniofacciale che provoca difficoltà respiratorie, ma anche appunto all’udito, Raffaele non ha avuto un’infanzia “normale” come gli altri bambini della sua età. Il ragazzo infatti fin da piccolo ha vissuto una vita che per tantissimo tempo è stata all’insegna del bullismo e degli insulti a causa della malattia. Come ha spiegato Raffaele, ormai 26enne, “questa malattia provoca malformazioni al viso, problemi di respirazione e udito ma non danneggia l’attività celebrale. Nel mio caso ha colpito metà del viso”. Insomma un ragazzino con qualche difficoltà in più di tanti altri, ma con gli stessi sogni e speranze dei suoi coetanei. La differenza cruciale per tanti però è stato quell’aspetto esteriore diverso di Raffaele, che lo ha costretto ad un’infanzia sofferta: “All’asilo alcuni bambini si allontanavano da me, addirittura una piangeva a dirotto ogni volta che mi vedeva e tutto questo le addolorava a mia madre”.

“Il mio volto ha generato reazioni esagerate e di disprezzo, non solo da parte di coetanei ma anche di adulti – ha raccontato il giovane a Fanpage -. Offese del tipo: mostro, alieno, non ti serve una maschera perché ce l’hai già, sordo, storto. Non ho mai detto nulla alla famiglia da ragazzino di ciò che mi succedeva fuori per non darle peso: ho sbagliato -riflette oggi- perché bisogna parlare. Mi sono sfogato da solo con la musica chiuso in bagno, in modo che nessuno potesse accorgersene”.
Raffaele è stata amatissimo fin da subito dai suoi genitori, che da quel giorno girano di ospedale in ospedale per affrontare al meglio la situazione: “Da piccolo mia madre mi nutriva con le cannucce, avendo problemi di respirazione e a deglutire – ha spiegato il ragazzo-. Crescendo, i miei genitori decisero di operarmi non per com’ero, ma per il semplice fatto di farmi vivere una vita più serena e tranquilla. Finora ho dovuto subire sette interventi chirurgici al volto e ho iniziato a sentire come voi dall’età di 19 anni tramite un apparecchio acustico. Ancora gli interventi non sono finiti, ora sono fermo per causa del Covid”.
Adesso Raffaele lavora, ha la patente, ed è autonomo. Per combattere l’odio di cui è stato vittima, la sua rivincita è arrivata sui social, dove ha raggiunto in pochissimo tempo una più che discreta popolarità (in particolare su Tik Tok), senza però liberarsi definitivamente delle parole di odio e di disprezzo da parte dei soliti patetici haters. A tutti quelli che si trovano in una situazione come quella che ha vissuto lui, Raffaele lancia un messaggio di speranza: “Non abbiate paura di pretendere ciò che vi spetta di diritto, perché – ha sottolineato il giovane – la vita è molto più importante delle parole che dicono coloro che ci prendono di mira perché diversi”.

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