Fatta la legge, trovato l’inganno. Stavolta però i furbetti hanno iniziato a muoversi addirittura in anticipo, considerando che in realtà il famigerato reddito di cittadinanza, provvedimento simbolo del Movimento Cinque Stelle, non è ancora entrato in funzione. Eppure in tanti hanno già fiutato l’occasione. Come denunciato dal Corriere della Sera, infatti, qualcosa sta accadendo in diverse città d’Italia. A Savona, per dire, lo scorso anno sono arrivate all’improvviso 1.839 richieste di cambio residenza. Su Palermo non ci sono ancora i dati definitivi, ma gli sportelli del Comune denunciano un boom anomalo. E così in tante altre realtà.![](data:image/svg+xml,%3Csvg%20xmlns='http://www.w3.org/2000/svg'%20viewBox='0%200%20800%20476'%3E%3C/svg%3E)
Stando agli allarmi che si stanno diffondendo in varie zone d’Italia, sembra che il Paese stia per rivivere un grande classico della sua storia: l’arte di arrangiarsi. Finte separazioni e cambi di residenza fittizi sono d’altronde da sempre un terreno interessante per chi decide di aggrapparsi allo Stato e ai suoi sussidi. Anche quando non ne avrebbe diritto.
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“Ai nostri sportelli sono per ora arrivate molte richieste di chiarimento sulle procedure, anche sui cambi di residenza e sugli effetti di divorzi e separazioni” dicono dalla Consulta dei Caf, i centri di assistenza fiscale, primo avamposto del welfare di Stato. E questi per i Caf sono giorni caldi, perché si procede all’aggiornamento dell’Isee, il misuratore di ricchezza che poi viene usato per decidere il posto in graduatoria per tutti i servizi sociali pubblici, dall’asilo nido alle borse di studio. L’Isee servirà anche per il reddito di cittadinanza.
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Per avere diritto al sussidio bisognerà avere un Indicatore della situazione economica equivalente inferiore ai 9.360 euro. Nasce da qui la tentazione dei furbetti dell’anagrafe. Un divorzio è capace di dividere in due il reddito e il patrimonio di una famiglia. Stesso discorso per un figlio che va a vivere da solo. Attenzione però. Il decreto che ha fissato le regole per la riforma bandiera del Movimento 5 Stelle stabilisce che chi dichiara il falso rischia la reclusione. Da due a sei anni.
“Certe cose solo in Corea…”. Scontro totale tra Lega e Cinque Stelle, un governo sempre più incrinato