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Così Renzi avvelena i pozzi di Letta. Cosa c’è dietro la guerra Pd per i capigruppo

Continua senza sosta la guerra invisibile tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Il primo, neo segretario del Pd, vuole liberare il partito dai renziani, appunto; il secondo, invece, fa di tutto per esercitare dall’esterno ancora la sua influenza sfruttando i fedelissimi che sono rimasti nel Pd. E mentre Letta procede a piccoli grandi passi nella rifondazione del partito, Renzi gli avvelena i pozzi. Chiusa la partita dei vicesegretari e composta la squadra della segreteria, ora il prossimo obiettivo di Letta sono i capigruppo di Camera e Senato. “Penso che per forza di cose debbano essere due donne”, ha anticipato. Un avviso di sfratto per Marcucci e Delrio, insomma, due nomi che in passato sono stati molto vicini a Renzi. Il segretario dem sta spiazzando non poco e anche infastidendo le diverse anime del Pd. A cominciare da Base riformista, la corrente guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti che al Senato esprime proprio il presidente Marcucci.

“Ormai si è capito come si muove Letta – ragiona un’autorevole fonte parlamentare del Pd con affaritaliani.it –, avvisa le persone, dice come secondo lui dovrebbero andare le cose e subito dopo ufficializza o detta la linea. E’ successo così con la segreteria, della quale aveva informato i capigruppo cinque minuti prima di presentarla. Ed è successo ancora con il messaggio recapitato a Delrio e Marcucci a mezzo stampa”. Al di là del metodo, tuttavia, la convinzione che sta crescendo tra i parlamentari è che Letta abbia un solo obiettivo: “Con i suoi modi gentili, ha deciso di tagliare le teste di coloro – anche se non tutti, a dire la verità – che stavano con Renzi”.

E lo sta facendo con intelligenza proprio “perché schermarsi dietro la questione femminile nel Pd lo rende inattaccabile”. Non manca chi osserva, infatti, come “dietro la richiesta delle capigruppo donne, suffragata da un principio giusto, si nasconda una buona dose di ipocrisia”. Alla Camera, dunque, dovrebbe passare la linea-Letta. Al Senato, invece, le cose sono più difficili. Ed è lì che Renzi si sta giocando le sue carte. “Una cosa è sicura: potrà essere una donna a guidare i senatori, ma è impensabile che non sia di Base riformista”, è il ragionamento prevalente.

Le chat dei parlamentari ribollono. Molti nella messaggistica rinfacciano a Letta il metodo non molto diverso da quello di Renzi: “In pratica, è arrivato il rottamatore che rottama i rottamatori”. E continuano: “Diciamo la verità: se sei stato con Zingaretti o con Orlando non importa chi tu sia. Se, invece, sei stato con Renzi allora paghi pegno. Vale per Marcucci che non ha mai negato la sua amicizia con il leader di Italia viva. E vale per Delrio che tutti ricordiamo immortalato nella foto del passaggio della campanella tra Letta e Renzi”. La guerra continua.

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