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Renzi-Conte, sfida infinita: tra i due volano colpi durissimi, e il duello è solo all’inizio

Non si sono mai amati troppo, Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Una diffidenza reciproca che è sempre stata evidente: l’ex premier non ama quelli che definisce “tecnici prestati alla politica”, il suo attuale successore di contro diffida da tempo di un politico ai suoi occhi scaltro e pericoloso. Lo scontro, anche nell’arena giallorossa, prosegue: Renzi ha dato del Conte Uno un giudizio pessimo, anche per la “inadeguatezza” di chi lo ha guidato. E ha spiegato che  avrebbe preferito una guida “neutra” al nuovo governo.

Dal canto suo, l’attuale presidente del Consiglio mostra da tempo preoccupazione per la scissione che ha portato alla nascita di Italia Viva. “Avrei preferito saperlo prima. Nel momento in cui un presidente incaricato deve sciogliere la riserva, è bene che abbia piena contezza di come si predispongono le forze di governo”. Agli occhi del premier, Renzi ha di fatto cercato legittimità senza essere al governo, o meglio standoci ma a modo suo, senza patti. A ravvivare le tensione, la lettera al Corriere e i commenti contemporanei sull’esiguità del taglio del cuneo fiscale, definito da Renzi un “pannicello caldo” proprio nel momento in cui gli industriali rivolgevano la stessa critica al governo. Conte ha deciso di reagire con modalità così esplicite da non avere precedenti in questi mesi a Palazzo Chigi: “Pannicelli caldi? Stiamo parlando di lavoratori che hanno bisogno di avere potere d’acquisto, se per Renzi che ha uno stipendio consistente, 20-30 euro sono pochi per carità… Lui ha dato molto di più, ha usato risorse pubbliche ma noi abbiamo un quadro di finanza molto delicato”.Poi ha sganciato il carico più pesante: “Noi non abbiamo bisogno di fenomeni, poi se c’è qualcuno che vuole andare ogni giorno in tv, vuole finire tutti i giorni sui telegiornali, vuole scrivere tutti i giorni alla stampa lo faccia pure. Però nella consapevolezza che quando ci si siede al tavolo poi non si rivendicano primati, che io non riconosco neanche alle forze che hanno maggiore consistenza”. Durissimo, anche in quel finale che ricorda le dimensioni di Italia Viva rispetto a M5s e Pd.

Renzi ha rassicurato il premier a modo suo, sostenendo che “sarebbe stato più opportuno parlare di Alitalia, Trieste o servizi segreti. Non di me. Ma noi non proviamo rancore per nessuno, a maggior ragione per il premier, cui garantiamo la fiducia in Aula”. Un nuovo fronte di scontro, quello dell’intelligence, in un duello appena iniziato.

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