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Resa dei conti nel governo: tutti contro De Micheli e Speranza

Il Dpcm è passato, le tensioni interne alla maggioranza giallorossa sono rimaste. L’ultima stretta adottata dal governo, figlia di una lunghissima opera di mediazione del premier Conte tra le tante volontà diverse, è ancora al centro del dibattito nel governo e rischia di avere pesanti strascichi nel corso delle prossime settimane. Con una caccia al capro espiatorio già scattata, tutti pronti ad accusarsi a vicenda di non aver fatto il necessario per evitare la seconda ondata di Covid in Italia. E con il timore che presto possano essere necessarie nuovi, più drastici interventi. 

Il Movimento Cinque Stelle, in questo quadro di forte agitazione, sembra aver individuato il colpevole nel ministro per i Trasporti Paola De Micheli. A testimoniarlo, quanto scritto dai senatori pentastellati della commissione Lavori Pubblici: “Purtroppo ci tocca constatare che il nostro Paese è costretto a nuove restrizioni anche per via di alcuni settori dove si è lavorato poco. La ministra De Micheli da giorni minimizza, ma quello del trasporto pubblico rimane un problema da affrontare”.“Su pensiline strapiene o carrozze di treni con centinaia di persone senza finestrini la sicurezza non può essere garantita. La questione è cruciale – si legge ancora – Regioni e città si muovono ognuna in maniera diversa, i controlli sono pressoché inesistenti ovunque e le circostanze di assembramento persistono. Anche stamane, sono decine e decine le segnalazioni di caos arrivateci durante l’ora di punta”. Parole che arrivano mentre il capogruppo alla Camera Crippa difendeva, attraverso le pagine del Fatto Quotidiano, l’operato di Lucia Azzolina. La lettura del Movimento è quindi chiara: più della riapertura delle scuole, a pesare è stata la gestione dei mezzi pubblici.Sulla graticola, accanto alla De Micheli, c’è però anche il ministro Roberto Speranza: “Chi avrebbe dovuto vigilare sulle regioni? Il ministero della Salute” è la tesi che va per la maggiore. Secondo i dati del commissario Domenico Arcuri mancano all’appello 1600 posti letto di terapia intensiva. Il titolare della Salute, però, sembra essersene accorto soltanto ora.

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