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Via la scorta al Capitano Ultimo. Lui commenta amaro: “La mafia non c’è più, è stato un gioco”

In questi giorni si è tornato a parlare della possibile revoca della scorta al Capitano Ultimo, l’ufficiale dei carabinieri passato alla storia come un eroe per l’arresto di Totò Riina e di altri capi mafiosi. Ad annunciare l’avvio delle procedure per togliergli la scorta è stato lo stesso carabiniere che ha scritto un tweet polemico e postato anche la foto della lettera ricevuta. “Nessun pericolo, la mafia non c’è più, è stato un gioco. Tutti invitati alla prossima cerimonia: via la tutela al Capitano Ultimo, in fondo se l’è cercata, e basta indagini, non servono più”.

Questo è il testo del tweet pubblicato dal colonnello Sergio De Caprio. L’oggetto della lettera condivisa dal colonnello recita: “Comunicazione di avvio del procedimento di revoca, ai sensi dell’articolo 7 della legge 241/1990”. Nel testo, si legge come non ci sarebbero “specifici indicatori di rischio riferiti alle ipotesi di pericolo o minaccia”.

La scorta è stata ufficialmente restituita al Capitano Ultimo Sergio De Caprio lo scorso giugno dal Tar del Lazio, che ha giudicato illegittimo il provvedimento con il quale la Prefettura di Roma, nel settembre del 2018, aveva revocato al colonnello il dispositivo di protezione in suo favore disposto dall’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale.

A dar notizia della restituzione della scorta al Capitano Ultimo era stato l’avvocato Antonino Galletti che si era detto orgoglioso del fatto che il Tar avesse accolto la tesi difensiva. La revoca della scorta, secondo l’avvocato, era stata frettolosa e non motivata in modo approfondito. L’avvocato di De Caprio aveva anche precisato che, senza la scorta, il suo assistito sarebbe stato esposto a gravi rischi.

Anche quando lo scorso anno la revoca della scorta era stata resa nota, il colonnello aveva protestato pubblicamente contro la decisione. Questa notizia arriva proprio nel giorno in cui la Corte europea dei diritti umani ha respinto il ricorso dell’Italia e chiesto la modifica della norma che non prevede benefici né sconti di pena per i condannati al carcere a vita, cioè l’ergastolo duro per i mafiosi.

Una sentenza contestata dal governo italiano e che influenzerà la situazione di 957 persone che in Italia stanno scontando condanne all’ergastolo per reati di mafia e terrorismo. Questa, ha scritto ancora Ultimo in rete, “è la visione di UCIS e del comando generale Carabinieri. Per loro la mafia, Bagarella e Matteo Messina Denaro non sono un pericolo attuale per il Capitano Ultimo. Se l’è cercata come Falcone e Dalla Chiesa”.

 

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