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Rincari: l’Italia riparte, ma quanto ci costa! Prezzi in salita dal caffè ai parrucchieri

L’inizio della fase 2 è partita già all’insegna dei rincari. Il caffè del bar e il taglio dal parrucchiere sono tra le cose che più sono mancate agli italiani in questi due mesi di lockdown, ma ora proprio questi due piaceri finiscono sotto la lente del Codacons che, dal giorno delle riaperture, denuncia rincari troppo alti. Un taglio o una messa in piega dal 18 maggio possono costare fino al 25% in più, fino al +53,8% per un caffè. Dunque adesso a Milano, la classica tazzina consumata al bancone potrebbe arrivare a costare fino 2 euro. A Firenze alcuni locali hanno portato il costo dell’espresso a 1,70 euro, mentre a Roma si arriva a pagare 1,50 euro, contro 1,20 euro di Genova. Prezzi in salita anche per i parrucchieri: segnalati rincari in tutta Italia per shampoo, messa in piega, taglio e altri trattamenti. Seguono gli alimentari, con molti beni di prima necessità che hanno subito negli ultimi giorni sensibili rialzi al dettaglio.

Riparte lo shopping, male bar e ristoranti
Alla base dei rincari i maggiori costi che gli esercenti denunciano per le riaperture in sicurezza. Ma quanti hanno riaperto e come hanno reagito i consumatori? Secondo i dati di Confcommercio sono quasi 800.000 le imprese del commercio e dei servizi di mercato che hanno ripreso l’attività dopo oltre due mesi di forzata chiusura. Vera e propria corsa alla riapertura per la moda, con intimo e abiti tra gli articoli più richiesti, rimangono indietro bar e ristoranti. FedermodaItalia spiega come oltre il 90% del fashion retail ha riaperto in sicurezza e la partenza per certi aspetti è stata incoraggiante evidenziando come sia forte il desiderio di ritorno alla normalità: tra i prodotti più richiesti intimo, pantaloni e camicie, ma anche scarpe e accessori.
Riprende ossigeno la ristorazione ma secondo la Fipe l’avvio è lento. Il 70% dei bar e dei ristoranti hanno aperto tutti ben equipaggiati di mascherine e gel disinfettanti, ma con personale ridotto del 40%: 400.000 i dipendenti che sono rimasti a casa. Tanti sono i titolari che utilizzeranno i divisori all’interno del ristorante soprattutto nell’area cassa quasi nessuno sui tavoli.
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