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Risparmio, Italiani incerti sul futuro risparmiano di più e consumano di meno

L’incertezza che stanno vivendo gli italiani ha degli effetti evidenti sulle decisioni di risparmio e di consumo: il desiderio di risparmiare è molto forte e riguarda l’86% degli italiani (come lo scorso anno), ma ben il 38% addirittura non vive tranquillo se non mette da parte dei risparmi (+1 sul 2017), e il 39% delle famiglie afferma di essere riuscito effettivamente a risparmiare (+2 punti percentuali sul 2017), mentre diminuiscono coloro che consumano tutto il reddito (il 37% contro il 41% del 2017), ma aumentano coloro che ricorrono a prestiti (sono l’8% contro il 5% del 2017). Di conseguenza, le scelte di consumo divengono più guardinghe e accorte, frenando la tendenza al recupero dei consumi che si era registrata negli ultimi anni. La maggioranza ritiene che la crisi durerà ancora qualche anno, ma resta anche alta la speranza in una situazione più positiva per il futuro. In questo contesto, la propensione al risparmio rimane molto forte, soprattutto in un’ottica cautelativa. Il presente appare infatti complesso e contraddittorio e la crisi non sembra definitivamente superata. Questa èin sintesi la fotografia scattata da Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio) con Ipsos in occasione della 94esima Giornata Mondiale del Risparmio, che cade proprio oggi. All’incontro parteciperanno il Presidente dell’ACRI, Giuseppe Guzzetti, il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ed il Ministro delle Finanze Giovanni Tria.

Secondo il rapporto, 8 famiglie su 10 riuscirebbero a far fronte a una spesa imprevista di mille euro con risorse proprie (il 78%, dato in calo di 2 punti percentuali rispetto al 2017). Ma se la spesa imprevista fosse maggiore, 10 mila euro (ossia un furto d’auto, una complessa operazione dentistica, la sistemazione di un tetto o una cartella esattoriale non attesa) potrebbero farvi fronte con le sole proprie forze poco più di 1 famiglia su 3 (il 36%, 2 punti percentuali in più rispetto al 2017): in questa situazione l’Associazione evidenzia come aumentino sia le famiglie in grado di avere almeno 10 mila euro da parte, sia quelle in maggiore difficoltà.

Siamo anche un popolo insoddisfatto: quasi il 75% vorrebbe farlo di più ma non sa come farlo (49%) o ha troppe spese (25,7%). Ma Come vengono gestiti i risparmi? Gli italiani su questi invece sarebbero piuttosto soddisfatti (13% molto soddisfatti e 54% abbastanza soddisfatti) di come gestiscono i propri risparmi. La preferenza per la liquidità è sempre elevata e riguarda quasi 2 italiani su 3, anche se aumentano di 4 punti percentuali coloro che preferiscono investire, anche se una piccola parte di risparmio. L’investimento ideale non esiste più. Già, perché, come dimostrano le risposte di un campione altamente rappresentativo di più di 3000 individui, davanti a un’entrata extra i nostri connazionali non pensano a investire. E questo accade pur dimostrando una certa attenzione: solo il 6% di loro, infatti, correrebbe a spendere in shopping i 500 euro piovuti dal cielo (percentuale che cala al 2% quando ad arrivare inaspettatamente sono 10.000 euro). Più del 90% del campione, che si parli di 500 euro o di 10.000 euro, invece decide di metterli da parte, magari dopo essersi tolto qualche sfizio più o meno il 40% in entrambi i casi. Ma di questi sono ancora pochi, sotto il 20%, a prescindere dalla somma ricevuta, a pensare che sia giusto investire. Insomma gli italiani sono prudenti sì, ma non previdenti. Quindi come gestiamo i nostri risparmi? La banca ha sostituito il materasso, nel 50% delle donne e nel 30% degli uomini, ma gli investimenti specie quelli più articolati stentano a rappresentare una scelta per il campione.

Un altro fenomeno messo in evidenza nel rapporto Acri è la crescente mancanza di un’educazione finanziaria. Il 50% dei giovani fra il 25 e i 45 anni ammette di non essere mai stato messo al corrente delle scelte finanziarie che venivano prese in famiglia. E davvero non sorprende che messi davanti alla possibilità di dare una “paghetta” ai propri figli lo stesso segmento preferisca non dare una quota fissa (unica soluzione in grado di insegnare a un bambino la gestione del denaro) ma stabilire delle ricompense in base alle esigenze o ai lavoretti svolti in casa. Da sottolineare l’atteggiamento dei giovani tra i 18 e 35 anni che nel 40% dei casi preferiscono informarsi da soli e investire in quello che conoscono. Singolare, ma decisamente specchio dei tempi, pur in assenza di una cultura finanziaria solida, sono gli uomini italiani preferiscono nel 50% dei casi investire fidandosi della loro opinione più che di quella di un consulente finanziario professionista. Forse il fenomeno propaga anche a causa di una sfiducia su come investire i propri soldi, in quanto sembra che l’investimento ideale, per gli italiani, non esista più: il 30% ritiene che proprio non ci sia (in lieve calo, -3 punti rispetto al 2017), il 32% lo indica negli immobili (+1 punto sul 2017), il 31% negli investimenti finanziari reputati più sicuri (+2 punti rispetto al 2017). Ultimi, con il 7%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi.

 

 

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