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Rovigo, psicosi coronavirus contro 2 bambini cinesi: “Non li vogliamo a scuola”

Una vera e propria psicosi quella che inizia a diffondersi intorno al coronavirus e al rischio di contagio, accompagnata dai numeri in costante crescita che arrivano dalla Cina. Ultimo episodio arrivato a conferma del terrore con cui i cittadini italiani sono costretti a convivere è quello andato in scena nelle scorse ore a Rovigo, nel Veneto, dove due fratellini cinesi sono stati posti in quarantena a scopo precauzionale una volta tornati dal loro Paese. I due non hanno manifestato sintomi di alcun tipo al momento, ma i genitori dei compagni di scuola non vogliono comunque che tornino tra i banchi.

Le famiglie dei compagni della scuola elementare di Castelguglielmo, infatti, hanno protestato per giorni con il dirigente scolastico, temendo per la salute dei loro figli. I due bambini cinesi frequentano rispettivamente la seconda e la quinta elementare. Un caso che ha fatto discutere e che ha assunto dimensioni sempre più grandi, fino a trasformarsi in una sorta di vera e propria rivolta, con tanto di richiesta di imporre lo stop alla frequentazione delle lezioni per i due fratelli.Tante altre persone, però, si sono contemporaneamente mobilitate per spendere parole in difesa dei ragazzini, vittime di una paura ingiustificata.  Non appena la notizia si è diffusa, sono arrivate decine di telefonate al preside e al sindaco. Tra queste anche la presa di posizione netta dell’azienda sanitaria locale, che ha specificato che al momento non c’è nessuna emergenza, anche perché nessuno dei due fratelli presenti i sintomi della polmonite virale che ha fatto finora 106 vittime. Ma poco è servito a calmare le acque.“I bambini – ha dichiarato il sindaco di Canda, Alessandro Berta – sono arrivati nel nostro Paese da una decina di giorni e stanno benissimo, come dimostrato da tutti gli accertamenti sanitari. Il tempo di completare i documenti di certificazione medica, dopo la verifica conclusiva dei servizi di malattie infettive, e, non oltre mercoledì, potranno entrare a scuola. Non c’è ragione di preoccuparsi. Anche la famiglia è stata molto collaborativa ed eseguirà nella giornata di oggi ulteriori indagini sanitarie coordinate dall’Ulss 5 in collaborazione con il pediatra, per scongiurare al massimo livello la presenza di patologia in atto”.

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