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“Censurano le morti e non rispondono mai”. L’inferno in un’altra Rsa lombarda

Un altro infernale capitolo sul dramma delle Rsa in Lombardia. Al centro del ciclone ora ci finisce quella di Legnano, dove sono almeno 20 gli ospiti deceduti nelle ultime settimane e dove si sta assistendo a un altro clamoroso esempio di malagestione in tempo di Coronavirus. Cosa sta succedendo dentro la struttura? I parenti delle vittime denunciano situazioni e comportamenti assurdi: “Abbiamo iniziato ad avere sospetti quando ci hanno tolto le video-chiamate, cosa avevano da nascondere?”, raccontano i parenti degli ospiti della Rsa a TPI. Oltre alle difficoltà di comunicazione con la struttura riscontrate nell’ultimo periodo di emergenza sanitaria, i parenti denunciano a TPI anche “la presenza da circa due settimane di un focolaio epidemico che riguarda almeno 30 pazienti”.

Un fatto gravissimo che però la struttura starebbe censurando. Il contagio coinvolgerebbe ormai ospiti di tutti e tre i reparti della casa di riposo. “Anche il personale è stato contagiato – spiegano dal comitato per le vittime della Rsa Accorsi – Per ammissione stessa degli operatori sarebbe sotto organico”. Situazione che porta i familiari a chiedere che cosa stiano facendo i gestori della struttura, l’amministrazione della Accorsi e le autorità sanitarie per ristabilire gli standard assistenziali. La cooperativa sociale caregiver KCS, con sede operativa ad Agrate Brianza (MB), risulta la prima società italiana per fatturato, dimensioni e diffusione (è presente in 13 regioni e 43 province) nella gestione di strutture specializzate per la terza e quarta età.

L’avvocato di Legnano, Franco Brumana, è diventato un portavoce dei famigliari delle vittime della Rsa Accorsi e ha spiegato a TPI che “i parenti dei ricoverati sono angosciati e in agitazione. La cooperativa KCS che gestisce la struttura si rifiuta di dare ogni informazione e dichiara di aver comunicato i dati sul Coronavirus all’ATS, che a sua volta non dà notizie. Il personale non fa trapelare alcunché”. Poi un’accusa ancora più grave: “Sembra che un paziente sia stato ripreso nel ricovero dopo la sua dimissione dall’ospedale. Questi fatti però non sono certi per la censura imposta dalla cooperativa”.

Intanto anche questo caso della Rsa Accorsi giovedì 16 aprile è arrivato in Procura, dopo che i parenti di quattro ospiti ricoverati nella struttura sanitaria legnanese hanno depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio. Attraverso l’esposto viene contestata la mancata comunicazione degli almeno 20 ospiti deceduti nelle ultime settimane. Come spiega TPI: “La Rsa Accorsi si è trasformata in un vero e proprio lazzaretto e i parenti vogliono la verità”.

 

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