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Caso Russia-Salvini, il filo rosso che collega l’inchiesta ai ‘famosi’ 49 milioni della Lega

Fiorella Sarzanini sul Corriere pubblica un rapporto riservato della Guardia di Finanza in cui emergerebbero delle operazioni sospette effettuate da alcuni uomini coinvolti nell’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega. Potrebbero esser state utilizzate anche per schermare i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali del Carroccio. Le fiamme gialle stanno tentando di ricostruire i passaggi bancari di alcuni uomini chiave nella presunta trattativa che avrebbe fatto convogliare nelle casse della Lega di Matteo Salvini 65 milioni di euro provenienti dalla vendita di petrolio russo, in concomitanza con la campagna elettorale per le Europee 2019.

Al centro di questa fase dell’indagine sarebbero Claudio D’Amico, il consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale che Matteo Salvini ha portato con sé a Palazzo Chigi, il presidente dell’associazione Lombardia-Russia Gianluca Savoini e diverse associazioni e fondazioni.

Nel documento della GdF risultano sospetti “14 prelevamenti in contanti in sequenza temporale (da gennaio 2011 a marzo 2012) per complessivi 110mila euro dal conto corrente intestato al Gruppo Lega Nord Padania presso il Banco di Napoli in seguito all’accreditamento di bonifici con cadenza mensile di 8.460 euro provenienti dalla Camera dei Deputati con causale ‘saldo ricevute'”.

All’epoca D’Amico era deputato per la Lega Nord alla Camera dei Deputati, e faceva parte della V Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione) del Parlamento e faceva parte della delegazione italiana all’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa).

La fondazione «Rossotrudnichstvo» sino a giugno 2019 era guidata da Oleg Ossipov, padre di Irina Ossipova (ex candidata al Comune di Roma per Fratelli d’Italia e interprete che ha seguito Salvini nei suoi viaggi in Russia). Secondo le Fiamme Gialle “Ossipov risulta segnalato per rilevanti movimentazioni finanziarie che ammontano a 2 milioni 253mila euro tra aprile 2015 e marzo 2016. A fronte di consistenti bonifici dalla Russia sul suo conto (per circa 900mila euro) – continua il documento – seguono bonifici in uscita (per circa 760mila euro) disposti a favore di altro conto corrente intestato a lui e ad altre cinque persone fisiche con causali riguardanti il pagamento degli stipendi”.

Anche nell’associazione «Conoscere Eurasia», presieduta da Antonio Fallico, già capo di Banca Intesa Russia e il cui nome spiccava già nel 2011 nei report dell’ambasciata americana pubblicati da Wikileaks circa gli affari di Berlusconi e Putin sull’importazione di gas con dalla Russia, ci sarebbero degli uomini che potrebbero aver avuto ruoli chiave nelle trattative tra Lega e Russia, benché non ancora definiti dagli inquirenti.

Tra questi, negli audio del Metropol, viene menzionato l’avvocato Andrea Mascetti, presidente di Nord Energia, società del gruppo Fnm, e membro del board di Banca Intesa Russia, ritenuto nelle conversazioni al vaglio degli inquirenti “un partner affidabile” dagli uomini seduti al tavolo dell’Hotel Metropol. Sul potenziale ruolo di Mascetti sono in corso ulteriori verifiche a margine di alcune compravendite immobiliari sospette effettuate da Galina Lazareva, moglie del direttore finanziario Petr Ivanovich Lazarev, della Rosneft Oil Company, ritenuta dagli investigatori “controparte delle negoziazioni italo-russe durante l’incontro”.

Ma i movimenti bancari anomali al vaglio delle Fiamme gialle non si fermano qua. “A novembre 2017 e gennaio 2018 (riceve) ulteriori 5,4 milioni di euro di cui parte del coniuge Lazarev, giustificati quali saldo finanziario di una vendita di un immobile in Finlandia. A fronte della provvista sono stati emessi assegni circolari per 1,2 milioni di euro finalizzati all’acquisto di immobili; a maggio 2018 oltre 3 milioni e mezzo di euro da un conto russo per vendite immobiliari”.

In sostanza, la Guardia di Finanza italiana sta verificando se queste operazioni sospette possano rappresentare uno snodo chiave dei presunti accordi tra Lega e Russia ed eventualmente rappresentare un sistema utilizzato per schermare i 49 milioni di euro spariti dalle casse della Lega e mai più ritrovati.

 

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