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Russiagate, altri dettagli scottanti: “Savoini non risulta registrato nel database degli stranieri in Russia”

Mentre il ducetto Salvini chiede agli italiani di dargli “pieni poteri”, sul fronte giudiziario continua a emergere, pian piano, tutto il marcio che c’è sotto, dietro e intorno al leader della Lega. Arriva infatti un‘altra “bomba” da parte di Buzzfeed sulla presunta trattativa tra Gianluca Savoini e i russi per l’acquisto di petrolio che, secondo i magistrati milanesi (che hanno aperto un’inchiesta) avrebbe comportato la creazione di fondi “neri” a favore del partito della Lega.

Savoini (scrivono Alberto Nardelli, Christo Grozev, Roman Dobrokhotov e Tanya Kozyreva dando conto di un’inchiesta condotta insieme a Bellingcat e The Insider) risulta essersi recato a Mosca almeno 14 volte nel corso del 2018. Viaggi particolarmente concentrati in autunno, prima e dopo il 18 ottobre quando si tenne il famoso incontro all’Hotel Metropol della capitale russa.

Buzzfeed pubblica un grafico con i voli accertati, ma anche i giorni in cui Savoini ha postato qualcosa relativo a Mosca sui social network. Scorrendo le date, in alcuni casi si potrebbe trattare di prenotazioni multiple per tenere aperte diverse possibilità di partenza o rientro. Ma non ci sono soltanto i voli del 2018. Bellingcat ha ricostruito le tabelle di tutte le prenotazioni aeree anche per il 2015 (almeno cinque volte), 2016 (almeno nove volte) e 2017 (almeno sette volte). E poi almeno tre volte nei primi tre mesi del 2019.

Quasi tutti viaggi “lampo” di pochi giorni, anche di una sola notte. Al centro del caso, come è noto, l’incontro all’hotel Metropol del 18 ottobre, a cui presero certamente parte tre italiani (oltre a Savoini anche l’avvocato Gianluca Meranda e il bancario Francesco Vannucci, indagati) e tre russi di cui non si sa ancora nulla.

Secondo l’audio diffuso sempre da Buzzfeed, i sei avrebbero discusso una compravendita di petrolio con presunta creazione di fondi neri da destinare alla campagna elettorale della Lega alle elezioni europee del 2019. Matteo Salvini era a Mosca in quegli stessi giorni: non partecipò all’incontro del 18, ma la sera precedente ebbe una cena a cui parteciparono (oltre ad alti esponenti di Confindustria Russia) anche lo stesso Savoini e Claudio D’Amico, assessore alla polizia locale a Sesto San Giovanni ma pure “consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale” del vice presidente del consiglio Salvini, con ufficio a Palazzo Chigi.

D’Amico e Savoini (secondo Buzzfeed, Bellingcat e The Insider) avevano prenotato lo stesso volo di andata (16 ottobre) e di ritorno (la sera del 18 ottobre, dopo il meeting al Metropol). Le dozzine di ingressi di Savoini in Russia non risulterebbero schedate nel database centrale russo per la registrazione degli stranieri. Una cosa al quanto singolare.

Un database che, scrive Buzzfeed, è “mantenuto dal Ministero dell’Interno russo sulla base delle carte di atterraggio che devono essere riempite da qualunque non cittadino (russo, n.d.r.) che arriva nel Paese. Secondo la legge russa, ogni visitatore straniero deve essere registrato nel database centrale insieme ai dati di viaggio come il numero del visto, i dati del passaporto, l’aeroporto e l’ora di ingresso e uscita”. Perché dunque il nome di Savoini non compare in questo database?

Varie le ipotesi avanzate da Buzzfeed: “Potrebbe avere avuto uno ‘status speciale’ riservato all’arrivo di individui che, per esempio, non devono sottostare al controllo dei passaporti, oppure l’informazione potrebbe essere stata cancellata dal database”.  In queste settimane, il segretario della Lega Matteo Salvini è sfuggito a ogni possibilità di chiarimento su questa vicenda: non risponde ai giornalisti, non si presenta in aula e evita ogni riferimento social a quanto accaduto. La sensazione è che presto si scoprirà tutto e allora saranno guai seri. Dai quali non potrà più scappare.

 

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