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Come ti cucino la Rai: la ricetta di Salvini per rivoluzionare la tv (e fregare il povero Di Maio)

Telefonate e incontri continui tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Per parlare di Europa, della manovra, di strategie future. E di Rai. Le nuove nomine non sono ancora arrivate anche se manca ormai pochissimo per sciogliere i nodi residui sulle proposte fatte dal presidente Marcello Foa e dall’ad Fabrizio Salini. La strategia voluta dal Carroccio, però, è quella di non cercare rivoluzioni a tutti i costi, accontentandosi di lasciare al loro posto alcune figure volute in passate da Renzi & co. E così il numero uno della Lega non si sbilancia sul fronte telegiornali: non lo fa sul presunto ballottaggio che starebbe andando in scena tra Di Mare e Sangiuliano per il Tg1, né per il Tg2 dove pure un nome sicuro al momento manca. 

Impegnato in Alto Adige per una campagna elettorale che, sondaggi alla mano, dovrebbe ancora una volta vederlo vittorioso, Salvini predica la calma su un fronte che gli sta particolarmente a cuore. L’idea è quella di riformare una televisione che continua a non mostrarsi troppo benevola con il governo gialloverde, reti Mediaset comprese, senza però ricorrere a un’eccessiva politicizzazione, senza fare piazza pulita e togliere di mezzo troppe voci fuori dal coro. In accordo con Foa e Salini, quindi, sono al vaglio le posizioni di persone con alle spalle già una lunga esperienza nel mondo Rai, il tutto accompagnato dal tentativo di ridimensionare il ruolo di società private nella produzione dei programmi.Salvini e i Cinque Stelle sono d’accordo sul ridurre il più possibile gli sprechi e per questo cercano di limitare le ingerenze di soggetti terzi. Sul fronte tv, il Capitano gioca un ruolo diverso da quello dei colleghi di governo gialli, che contro il mondo della comunicazione italiana si sono scagliati a più riprese. Salvini, scrive il Messaggero, ha invece fatto vanto con i suoi di non aver mai telefonato a un direttore di tg, anche quando il trattamento lui riservato era stato dei peggiori, e di non essere intenzionato a farlo in futuro. Una scelta precisa per smarcarsi da una galassia pentastellata che invece, sullo stesso fronte, ha più volte fatto ricorso a slogan molto più estremi. Posizioni che non sempre sono piaciute alla stessa base del Movimento.

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