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“Salta tutto, ecco quando si vota”. Fonti confessano il piano segreto di Salvimaio

La prima legge di bilancio gialloverde “rischia” di far saltare il banco. È per questo che ai piani alti del governo, soprattutto sulla sponda leghista, si inizia a parlare di uno scenario estremo: altro che scadenza naturale al 2023, nella maggioranza circola a mezza bocca (tra i vertici del palazzo) la data di febbraio per lo sbocco elettorale. Insomma, anche i Salvini e Di Maio sono pienamente consapevoli del caos che sta attraversando il Paese e che questo matrimonio Lega-M5S ha vita breve. Votare prima salverebbe l’esecutivo dalla quasi certa crisi finanziaria e bancaria (anche se continuano a urlare contro Europa e mercati). I prossimi quindici giorni saranno fondamentali per capire se il voto anticipato sarà un’ipotesi concreta.

La logica nella testa di Di Maio e Salvini potrebbe essere questa: piuttosto che subire l’ennesima umiliazione di una manovra che viene pluribocciata, dichiarando quindi il fallimento del progetto gialloverde, facciamo saltare tutto prima e via. Perché l’ipotesi di un commissariamento dell’Italia, al momento, non è così azzardata come loro vogliono in realtà far sembrare.

Persino Berlusconi riuscì a evitarlo, ma ora la situazione appare addirittura più critica. Quindi ecco la via più semplice: una campagna elettorale giocata tutta all’attacco di Bruxelles, con il bilancio italiano nel frattempo congelato e in esercizio provvisorio. Uno scenario estremo, al sangue per gli italiani, ma che nella spietata e cinica logica politica porterebbe sono vantaggio ai due leader attualmente al comando, Salvini e Di Maio.

Lo spauracchio degli sbarchi che ha portato grande consenso a Salvini è finito; la legge Fornero resterà così com’è; il reddito di cittadinanza si è rivelato fuffa e per il 70%, numeri alla mano, sarà spalmato tra Sicilia e Campania; il no alle grandi imprese come la Gronda e la Tav; la crisi delle banche che imporrà una stretta al credito alle imprese del nord… Ecco qua che il castello di sabbia e retorica dei gialloverdi si sta già sgretolando di fronte alla realtà.

Quindi perché non fermare tutto e passare all’incasso di questo altissimo 60% di cui godono ora Lega e Movimento 5 Stelle? La tentazione più forte, neanche a dirlo, è della Lega. Salvini, oltre al suo enorme consenso, potrebbe ricompattare il centrodestra da padrone assoluto della scena e fagocitare altri voti, raggiungendo una maggioranza molto forte. I 5 Stelle, invece, resterebbero al loro solitario 30%, col rischio anche di perdere qualcosa dai delusi di questi primi mesi di governo.

E il PD? Sarebbe preso alla sprovvista: a febbraio presumibilmente sarà ancora senza leader e senza una coalizione. Questo sarà il nocciolo delle prossime settimane, per questo è giusto pensare al fatto che quello spread a oltre 300 è in realtà una cosa voluta, ed è per questo che la maggioranza continua a inveire invece di fare dichiarazioni concilianti (come suggerito da Draghi) per farlo scendere. Insomma, stanno alimentando la loro stessa scusa per far saltare tutto e passare all’incasso elettorale. E noi? Noi pagheremo le conseguenze, come sempre.

 

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