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Salvini, altro che “svolta liberale”: resta coi sovranisti. “Nessun cambio di casacca”

La Lega cambia pelle in Europa e guarda al di là del muretto sovranista. La riunione del leader Matteo Salvini e il vicesegretario, nonché responsabile Esteri del partito, Giancarlo Giorgetti con tutta la squadra degli eurodeputati si conclude con una presa d’atto nettissima. Salvini lancia un’offensiva europea: “Farò un tour nelle capitali europee”. Ma, rispetto alle voci di un avvicinamento al Partito popolare europeo smentisce: “Non sono in programma cambi di gruppo a Bruxelles”. E sul fronte interno aggiunge: “Settimanalmente abbiamo deciso che ci sarà collaborazione tra i nostri sindaci, i nostri governatori e i nostri eurodeputati, che fanno tante cose”.

C’era attesa per l’incontro con la delegazione parlamentare, a pochi giorni di distanza dall’intervista al Corriere nella quale il leader leghista aveva annunciato di voler lanciare una “rivoluzione liberale”, avviando o rilanciando il dialogo con le cancellerie europee. “Cominceremo, io e Giancarlo Giorgetti in qualità di responsabile Esteri della Lega, un giro delle capitali europee, – spiega Salvini — per creare e rinsaldare relazioni. Cambi di casacche non sono all’ordine del giorno. Guardiamo a Usa, all’ Occidente e Israele e ad avere buoni rapporti con tutti, ma non cambiamo casacca a seconda delle convenienze. Siamo una forza di governo quindi incontreremo anche forze di governo, nel nostro gruppo ne abbiamo”.

Salvini, per argomentare la scelta di una posizione meno dura, si intesta il merito di aver contribuito a cambiare l’Europa. “Prendiamo atto che l’Europa sta cambiando come volevamo noi, la Banca centrale europea sta facendo finalmente quello che chiedevamo noi. Il Recovery Fund è completamente diverso dalla logica del Mes. Grazie alle pressioni dei sovranisti. L’Europa sta cambiando lentamente, noi seguiamo l’evoluzione e orgogliosamente rimaniamo quello che siamo”.

In linea con il segretario la spiegazione di Giorgetti: “Il mondo cambia, e cambiamo pure noi. C’è una sensibilità ambientale che non c’era anni fa. Eravamo per uscire dall’Euro ma, ora che siamo dentro, uscire è complicato. Dobbiamo fare gli interessi nazionali in Europa”. Insomma, la svolta c’è ma non si dice. Anzi sì, ma si sussurra, fra le righe…

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