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Dramma Salvini: dopo aver perso il governo, ora rischia di perdere anche la Lega

Quella di Salvini non è stata una gran mossa. Mentre il suo consenso scende a dismisura, trascinando giù nei sondaggi anche la Lega, Conte acquista consenso, e con lui il Pd e i Cinque Stelle. Ma ora c’è un altro aspetto su cui il Capitano sta riflettendo. Certamente l’opposizione in piazza darà alla Lega un lampo di visibilità dopo giorni di meste e modeste dirette Facebook contro ribaltonisti e traditori. Ma non sarà questa comparsata di lunedì prossimo contro il governo a risolvere il grosso guaio in cui s’è cacciato Salvini.

Le mancate elezioni e il Conte-bis, esito non voluto della crisi, costituiscono per la leadership della Lega un colpo durissimo. Non c’è nessuna messa in stato d’accusa del leader, finora, ma l’attività di fronda interna, seppur discreta, ha ripreso a muoversi e a farlo su un tema strategico per il Carroccio: la questione settentrionale, il nord, la vecchia Lega.

Giancarlo Giorgetti, l’ex ministro Roberto Maroni, i governatori di Veneto e Lombardia Luca Zaia e Fontana pensano senza dirlo quello che invece dice Gianni Fava, unico dissidente allo scoperto nella Lega che adesso rivendica d’aver capito in anticipo dove avrebbe portato l’avventura del Capitano. “Il tempo passa e tutte le parabole prima o poi iniziano ad invertire la tendenza. Gli errori politici madornali di questi giorni hanno solo accelerato un processo che cominciava a maturare da tempo”.

Fava garantisce che “il dissenso, seppur tacitato, rispetto alla linea politica aumenta a dismisura e a velocità impensabile fino a poche settimane fa”. Dissenso che si starebbe riorganizzando proprio sui temi dell’autonomia, del nord, della pressione fiscale, dell’impresa. Insomma, dopo aver perso il governo, ora Salvini rischia anche di perdere la Lega.

Resta indeterminato se, quando e come il dissenso interno alla Lega si organizzerà, ma tra i leghisti in Parlamento cominciano a serpeggiare con più insistenza malumori e critiche a una leadership verticistica che ha imposto ai quadri del partito di seguire i diktat senza discutere senza mai convocare i centri decisionali del partito come il consiglio federale. Ora che la Lega è all’opposizione e che il leader del Carroccio è lontano dalle leve del potere, comincia a circolare il timore che possa cominciare un veloce riflusso.

I problemi di Salvini sono anche al sud: secondo un sondaggio Swg durante la crisi di governo avrebbe bruciato dagli 8 ai 10 punti percentuali nelle regioni meridionali alienandosi un pezzo di elettorato che aveva votato il leader e non evidentemente un movimento ancora non radicato nelle regioni meridionali. E così al sud la Lega scende al 17% il doppio di quello che il Carroccio ha perso a livello nazionale. E Salvini ora, incredibilmente, è in bilico.

 

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