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La Lega si spacca. I moderati contro Salvini sulle riaperture. E lui: “Vedrò Draghi”

Dopo giorni di toni da opposizione e al grido di “riaprire”, adesso Matteo Salvini ha fretta di incontrare Mario Draghi per far capire che la priorità per lui sono sì le riaperture, ma non per questo intende mandare in crisi il governo. Come riporta Repubblica, ieri sera al telefono con uno dei suoi, Salvini spiegava: “Per me Draghi non è Giuseppe Conte, chiedo solo di non finire tutti succubi del ‘rosso’ Roberto Speranza”. Dopo i malumori di ministri e uomini di governo, il leader leghista sa che deve cambiare i toni. Deve sì contenere l’avanzata di Fdi a destra, in salita costante nei sondaggi. ma ai più insofferenti nel partito ricorda: “Sono lì grazie a me”. (Continua a leggere dopo la foto)

Matteo Salvini non vuole dunque fare opposizione a Mario Draghi e non vuole tenere in stato di tensione perenne l’esecutivo. E intende dirlo chiaramente al presidente del Consiglio visto che è abbastanza diffuso il sospetto che Salvini possa staccare la spina, soprattutto alla luce dei sondaggi delle ultime settimane che danno la Lega in costante declino mentre Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni continua a crescere. L’incontro con il premier potrebbe tenersi già questa settimana. (Continua a leggere dopo la foto)

“Riaprire attività e tornare alla vita fin da aprile, ovunque i dati medici lo permettano, è obiettivo della Lega e speranza di milioni di italiani. Ascoltiamo la scienza, non l’ideologia che vede solo rosso”, spiega il leader della Lega riferendosi alla linea rigorista del ministro della Salute. Il Carroccio preme per riaprire laddove il numero dei contagi lo consenta: “Non pensiamo certo alle discoteche, ma almeno i ristoranti e i bar a pranzo sì”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il secondo argomento di discussione con Draghi sarà che il governo si concentri sul piano vaccinale e sulla necessità dei ristori alle attività economiche più colpite dalla pandemia, dicendo tra le righe che la Lega non vuole “perdere tempo” con la legge Zan o sullo ius soli. Ma nella Lega – e questo è un dato di fatto – c’è fermento e insofferenza, soprattutto l’ala governista che non ama gli attacchi all’esecutivo.

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