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Salvini verde d’invidia, scontro con Giorgetti: “Al governo ci vado io!”

Draghi ha già fatto capire che per i politici non c’è molto spazio nel governo, massimo 10 ministeri. E su un altro punto è stato chiaro: su quelle poltrone non potranno sedere i leader dei partiti. E così nella Lega, ma non solo, si apre una prima spaccatura. Salvini un ministero lo vuole a tutti i costi, e ora prova quasi invidia per il suo vice, Giorgetti, tra i più certi di ottenere un ministero o un ruolo significativo nel governo. Ma, nonostante questo, come ricostruisce Il Messaggero, Giorgetti ora è più freddo sull’entrata della Lega nel governo. “Il numero due della Lega a più di un interlocutore ripete che il rischio è che sia un errore. Intanto perché le altre forze politiche faranno di tutto per tenere la Lega fuori da ogni decisione sui provvedimenti, e poi pesa l’avversione nei confronti di Salvini”.

Nelle considerazioni dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio c’è dell’altro: “La Lega in Europa resta a metà del guado, schiacciata tra Le Pen e il Ppe, e in Italia è insidiata da FdI. Nessun timore da parte di Giorgetti, invece, nei confronti dell’operato dell’ex numero uno della Bce. Fatto proprio, e rilanciato, da tutto il fronte nordista, Luca Zaia in testa. Le perplessità sono legate, quindi, al perimetro, al fatto che in Cdm i rappresentanti del Carroccio possano essere in qualche modo ghettizzati. Invece il segretario queste remore se le è tolte da tempo”.

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse
10-06-2014 Roma
Puntata di Porta a Porta con Matteo Salvini, Maurizio Lupi, Debora Serracchiani e Giovanni Toti
Nella foto Matteo Salvini
Photo Fabio Cimaglia / LaPresse
10-06-2014 Roma (Italy)
Porta a Porta with Matteo Salvini, Maurizio Lupi, Debora Serracchiani e Giovanni Toti
In the photo Matteo Salvini

“Io non mi alzo la mattina dicendo spero di fare il ministro, però se Draghi dirà ‘c’è bisogno di te per dare una mano’ io ci sono”, ha detto ieri sera a Porta a porta. “Salvini vuole Draghi perché ha sposato proprio il progetto iniziale di Giorgetti, quello di accreditare la Lega come forza governista, seguendo le richieste dell’elettorato del Nord, degli imprenditori di riferimento, rispondendo alla chiamata post-guerra del Capo dello Stato. E guardando a Draghi come a una sponda amica, anche quando si dovrà votare per il prossimo Capo dello Stato. Per il Carroccio l’esecutivo durerà un anno, non di più. Ma per far sì che il segretario possa essere il prossimo presidente del Consiglio i leghisti vogliono che sia Salvini a sedersi in Cdm. Non Giorgetti”.

Sempre secondo Il Messaggero, “neanche Salvini vorrebbe il numero due lumbard. Non perché – o perlomeno è quanto viene spiegato da un ex ministro – non si fidi di lui ma perché con Giorgetti ministro prevarrebbe la tesi di una Lega buona e di una Lega cattiva. Continuerebbe la narrazione di un Salvini con la felpa e non con il vestito buono da palazzo Chigi, mentre il leader vorrebbe guidare in prima persona il processo della ‘nuova’ Lega. Ma il Pd è per il no a Salvini, non ritiene certo utile bissare i tempi del compromesso storico e di un governo costituente, con De Gasperi e Togliatti attorno allo stesso tavolo”.

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