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Scuola, 10 nodi da sciogliere (e in fretta) per riaprire in sicurezza

La scuola è in tilt. Famiglie, studenti, insegnanti, segreterie, presidi, aziende, esperti dell’education: tutti nel vortice delle indecisioni della ministra Azzolina. A pochi giorni dalla ripresa, fissata per il 14 settembre, i dubbi sono ancora tanti. Forse troppi. Claudio Tucci su Il Sole 24 Ore li ha messi in fila: sono 10 i  nodi da sciogliere per una riapertura seria e fatta in sicurezza. Si parte dalla questione mascherina: “Il Comitato tecnico scientifico ne impone l’utilizzo dai 6 anni e lo esclude nel segmento 0-6. In questi giorni, alcuni govematori e qualche esperto, hanno messo in dubbio l’utilità in classe di questa protezione. Famiglie e studenti si chiedono come comportarsi: soprattutto, se rimarrà l’impostazione sanitaria già data, nel caso di bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e hanno già compiuto 6 anni e nel caso di alunni che frequentano la scuola primaria e ancora non hanno compiuto 6 anni? I tecnici della sanità hanno concesso alcune eccezioni all’obbligo di mascherina al banco, se viene rispettata l’altra regola principale del distanziamento di 1 metro”.
Altro tema, il Certificato medico: “Il certificato di riammissione a scuola dopo sospetto o conferma contagio e, in generale, dopo una malattia è stato sollevato da un comunicato dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, di qualche giorno fa. Dove è stato ricordato che, al momento, un decreto del ministero dell’Istruzione rivolto ai servizi educativi e alle scuole dell’infanzia dice che serve dopo una assenza per malattia superiore a tre giorni, e che dovrà essere redatto dal pediatra o dal medico di famiglia. Il tema riguarda anche le famiglie, che quindi si chiedono: cosa è previsto per gli altri ordini di scuola? Genitori e scuole come dovranno comportarsi?”. Mensa: “È un nodo che attaglia soprattutto i genitori dei bambini piccoli, che in questi giorni, infatti, ridomandano come saranno organizzate le mense, in particolare alla infanzia e primaria. Nelle indicazioni ufficiali è stato am-messo anche il pasto domestico: ma è davvero compatibile con l’esigenza di garantire la salute e la sicurezza di bambini e lavoratori scolastici?”. Assenze dal lavoro: “Peri genitori-lavoratori sono giorni di attesa. La domanda principale di mamme e papà che hanno un impiego è come il governo pensa di rafforzare le misure di conciliazione vita-lavoro, visto che in caso di studente contagiato o in quarantena, almeno uno dei due genitori, sarà obbligato a rimanere a casa. L’eventuale risposta dell’esecutivo è attesa anche dalle aziende, sulle quali rischia di scaricarsi una ennesima criticità”. Un tema centrale, a questo punto, diventa quello della didattica a distanza: “Il ricorso alla DAD appare sempre più probabile. Il ministero dell’Istruzione ha, per ora, limitato solo alle superiori. Famiglie e ragazzi si chiedono se ci sono uno o più alunni positivi al Covid-19 in una classe, vengono assicurate le lezioni da remoto, finché non si rientra a scuola? Un nodo collegato è al primo ciclo. In condizioni di assenza o di ridotte disponibilità e dotazione di spazi e organico aggiuntivo, sarà possibile erogare il servizio mediante la didattica a distanza anche dalle medie in giù? Da chiarire c’è poi se, in quarantena, gli insegnanti possano continuare a svolgere l’attività di insegnamento da remoto. Se lo chiedono i presidi, e ieri se lo sono chiesto anche le Regioni”. Intanto l’Ocse fa sapere che 3 docenti su 4 non hanno competenze informatiche di base. È un tema molto serio, visto che probabilmente si proseguirà, in parte, con le lezioni da remoto. “Famiglie e studenti si chiedono, quindi, se i professori italiani siano davvero preparati per la didattica a distanza, e come Azzolina si sta muovendo per la loro formazione digitale”. Nodo supplenti: “Si rischia un boom di precari, circa 250mila, considerando i 50mila prof a tempo annunciati da Azzolina. Si potevano evitare, programmando meglio concorsi e assunzioni?”. Ovvio, e su questo fronte gli aspiranti e i precari sono sul piede di guerra insieme ai sindacati. In questo settore la ministra ha dato la sua prova maggiore di incompetenza e mancanza di rispetto. Lavoratori e studenti “fragili”: “Al momento, non ci sono indicazioni su chi siano gli studenti “fragili” per meglio tutelarli. Poi: insegnanti e personale Ata sono, in media, i più anziani d’Europa e, dunque, più a rischio. Al di là delle situazioni legittime di fragilità, sono stati previsti dei meccanismi per contrastare eventuali abusi assenteistici?”. Trasporto scolastico, altro nodo cruciale: “Anche se i mezzi si riempiranno al 75%, cosa è previsto per gli studenti impossibilitati a raggiunge la propria scuola. Dovranno pensarci i genitori?”. Alternanza Scuola-lavoro: “Se lo chiedono studenti, famiglie, e qualche docente: quest’anno, il ministero dell’Istruzione ci punterà, con soluzioni innovative, visto il drammatico mismatch in atto?”. Azzolina dia qualche risposta, la scuola aspetta. Non si può aprire alla carlona.   Ti potrebbe interessare anche: Santanchè a rischio inchiesta per la gestione del Twiga. Balli, assembramenti e poche mascherine