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Sea Watch, il decreto sicurezza di Salvini smantellato in pochi colpi

Carola Rackete è libera e, ora, affronta le conseguenze delle sue azioni con molta più tranquillità. Il gip ha deciso per la non conferma dell’arresto e ora la capitana della Sea Watch 3 dovrà tornare ad Agrigento per il secondo interrogatorio, questa volta con i pm che indagano per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Non potrà ancora tornare a casa: la procura ha già negato il nullaosta per l’espulsione per esigenze di giustizia. Intanto, però, dalla decisione del gip arriva un colpo durissimo a Salvini e alla sua politica.

Le 13 pagine del provvedimento del giudice, infatti, oltre a fissare la cosiddetta “scriminante”, che di fatto giustifica la manovra azzardata con la quale la comandante della Sea-Watch 3 ha disobbedito all’ultimo alt rischiando di schiacciare contro il molo di Lampedusa una motovedetta della Guardia di finanza, fissa alcuni principi di fondamentale importanza anche per tutte le altre navi umanitarie che operano soccorsi e che in questi giorni, dalla Open Arms a Mediterranea a Sea eye sono tornate nel Mediterraneo.Innanzi tutto, secondo la gip, “le direttive ministeriali sui porti chiusi e il divieto di ingresso in acque territoriali” previsto dal decreto sicurezza e per il quale le motovedette italiane hanno intimato l’alt alla Sea Watch fin dall’approssimarsi alle acque italiane non può essere applicato. Perché una nave che soccorre migranti non può essere giudicata offensiva per la sicurezza nazionale e il comandante di quella nave ha l’obbligo di portare in salvo le persone soccorse. In ogni caso, sottolinea il giudice, la violazione del divieto viene punito dal decreto solo con la sanzione amministrative e non più penale

“L’attracco al porto di Lampedusa – scrive la gip – appare conforme al testo unico per l’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera”. L’ordinanza mette per la prima volta per iscritto che la scelta di un comandante di nave che soccorre migrati in zona sar libica di far prua verso l’Italia è legittima perché “in Libia e in Tunisia non ci sono porti sicuri” e l’obbligo del comandante non si esaurisce nel prendere a bordo i naufraghi ma prevede lo sbarco in un luogo dove sono loro garantiti i diritti.Secondo il gip Vella, le motovedette della Finanza non sono da considerarsi una nave da guerra e dunque l’inosservanza di un loro ordine non è punibile secondo quanto previsto dal codice della navigazione.  Nelle prossime ore partirà anche l’iter di espulsione di Carola Rackete dal territorio nazionale firmato ieri sera dal prefetto di Agrigento Dario Caputo secondo le direttive impartite dal ministro Salvini. Ma l’esecuzione del provvedimento sembra impossibile visto che dovrà essere convalidato dal giudice. La Procura però ha già negato il nullaosta fino a quando non saranno cessate le esigenze di giustizia, dunque certamente fino al 9 luglio.

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