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Caso Sea Watch, parla Minniti: “La risposta ai populisti non può essere accogliamoli tutti”

Sul caso Sea Watch ora arrivano anche le parole dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti: “Sulla vicenda della Sea Watch, le responsabilità non sono soltanto del governo italiano”. In un’intervista a La Stampa Minniti spiega: “Era necessario che dall’Europa venisse un segnale sfidante, ma in positivo nei confronti dell’Italia. D’altra parte i nazional-populisti ragionano per fatti simbolici e tu Europa non puoi rispondere con una logica piccina: io ne prendo 3 e tu ne prendi 4”, ha sottolineato Minniti.

Per l’ex ministro, quindi, l’Ue ha le sue responsabilità, legate all’incapacità di definire una politica efficace e comune sull’immigrazione. Ciò detto, per Minniti nella vicenda Sea Watch il principale responsabile resta Salvini: “Per questo governo l’immigrazione non è una grande questione da governare: è da cavalcare, come una continua emergenza. Il ministro dell’Interno e il governo puntano tutto su quella che definirei una strategia della tensione comunicativa”.

“In tre settimane una nave con a bordo 42 persone – non 4.200 e neppure 400 – è diventata il pretesto per tenere un Paese sul filo del rasoio. In un Paese normale una vicenda come questa viene risolta in cinque minuti, perché viene inquadrata dentro una strategia complessiva”. Alla domanda su cosa pensasse delle dichiarazioni di Papa Francesco, che ha parlato di ‘limiti oggettivi’ dell’accoglienza nella capacità di integrazione, Minniti ha commentato: “L’alternativa ai nazional-populisti non può essere accogliamoli tutti”.

“Il Santo Padre pone una questione cruciale. Senza volerne assolutamente forzare il pensiero, il Papa quando ci invita ad accogliere chi si può integrare, richiama il tema sul quale si giocherà il futuro delle democrazie nei prossimi anni: quello dell’integrazione. E una forza riformista non può che declinarlo attorno a tre valori: umanità, libertà e sicurezza”.

Quanto alle Ong, l’ex ministro precisa che il suo codice di condotta rispondeva a una strategia ben diversa rispetto a quella messa in campo da Salvini: “Noi non facemmo decreti o leggi ‘contro’ le Ong. Le Ong hanno un obiettivo fondamentale: salvare le vite in mare”.

“Noi, come Stato, avevamo l’obiettivo di garantire la sicurezza sul territorio nazionale. Ci siamo coordinati in una comune assunzione di responsabilità. E i risultati si sono visti”.

 

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