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Senatrice leghista mostra la maglia “Parliamo di Bibbiano”. Seduta sospesa e caos in aula

Giuseppe Conte, dopo aver incassato la fiducia alla Camera, si è presentato al Senato. A rubare la scena è stata la senatrice leghista Borgonzoni, la quale ha mostrato una maglietta che faceva riferimento a Bibbiano. La presidente Elisabetta Casellati si è dunque trovata costretta a sospendere la seduta. Lucia Borgonzoni, togliendosi la giacca, ha mostrato una maglietta con la scritta ‘Parliamo di Bibbiano’. Casellati ha chiesto alla senatrice di rimettersi la giacca, “di ricomporsi”.

Lei non ha voluto saperne, ha continuato nella sua sceneggiata assai poco istituzionale, e ha costretto l’intero Senato a sospendere la seduta. Alla ripresa, Borgonzoni nel suo intervento ha comunque insistito sulla vicenda di Bibbiano, seguita dai colleghi del Carroccio che l’hanno accompagnata con il coro ‘dignità dignità’.

Sceneggiate a parte, nel pomeriggio, il premier, se lo riterrà opportuno, replicherà a tutti. Poi l’atto finale: le due chiamate nominali per chiedere ai senatori se vogliono votare sì o no. Sono previsti interventi importanti. Si aspetta Matteo Salvini, accolto in aula dall’ovazione dei banchi leghisti, che avrà 20 minuti di tempo per portare in aula le critiche che rovescia dalle piazze e da tutti i mezzi di comunicazione sul governo.

E visto quello che è successo ieri a Montecitorio c’è da aspettarsi molta fibrillazione sui banchi del centrodestra. Fibrillazioni che sono iniziate subito, al primo intervento di una senatrice grillina. Cori “elezioni, elezioni” e “Bibbiano, Bibbiano” hanno subito accompagnato l’intervento del dem Stefano. Anche Conte è stato accolto in aula dal coro “traditore, traditore”.

Sulla carta Pd, grillini e Leu, più altri del Misto, potrebbero toccare quota 172. Ma dei quattro grillini espulsi, solo Paola Nugnes ha già annunciato il suo voto favorevole. E quindi si scende a quota 169. Ha parlato anche Gregorio De Falco, ma non ha rivelato come voterà. Inoltre Gianluigi Paragone è già schierato per il no, mentre si temono i malumori del no Tav Alberto Airola e di Mario Giarrusso e Ciampolillo. Comunque la somma dei voti di M5s e Pd, al netto dei dissensi espressi e delle assenze, toccherebbe quota 154.

A questi si aggiungerebbero i tre voti degli iscritti al gruppo delle Autonomie e i quattro voti di Leu. Quindi quota 161 sarebbe raggiunta. E superata grazie ai voti dei senatori a vita Monti, Cattaneo e Segre. La senatrice a vita, che compie oggi 89 anni, lo conferma in aula il suo sì. Come l’ex premier che dice: “Oggi voto la fiducia, giudicherò in futuro atto per atto”.

 

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