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Siamo alle comiche: i fan di Salvini danno (sbagliando) suggerimenti a Mattarella

La carica dei leghisti nei confronti delle istituzioni ha un qualcosa di grottesco, paradossale. Un flusso costante di messaggi da parte di sostenitori del Carroccio che hanno come destinatario lo sfortunato presidente della Repubblica Mattarella, costretto a sorbirsi consigli non certo brillanti e quasi sempre fondati su basi fallaci. Tutta colpa di Matteo Salvini, che dopo aver aperto la crisi di governo per un capriccio personale, ha mosso la macchina virtuale dei follower contro il capo dello Stato.

Le parole d’ordine sono “tradimento”, “inciucio”, “ritorno alla piazza”. Inviti precisi che gli internauti colorati di verde colgono celermente, inondando il profilo Facebook e Twitter di Mattarella di post profondi, commoventi. C’è la classica retorica antieuropeista (“Ancora una volta gli interessi Ue sono anteposti a quelli degli italiani”). C’è chi senza troppi giri di parole definisce il Capo dello Stato “un governatore coloniale” (mah…). Ci sono tante, tantissime richieste di un rapido ritorno alle urne.Non si capisce, di fondo, perché il governo gialloverde, pur nato da un accordo tra forze politiche che non si erano presentate insieme alle elezioni, sia andato benissimo ai salviniani finché è durato. La rivisitazione giallorossa, invece, è bollata come “non eletta dal popolo”. E via con “l’Italia agli italiani” et similia. Ignorando che il popolo si sia già pronunciato, eleggendo come da prassi il Parlamento. Il governo non è mai stato scelto direttamente. Ma forse è bene non dirlo troppo ad alta voce, di questi tempi.

Non mancano poi suggestive letture da parte di accaniti studiosi della nostra Costituzione: “Oggi il governo non c’è ma i due vicepremier sono ancora al loro posto. Siamo ufficialmente in una diarchia” azzarda un fan della Lega, in una lettura a metà tra il cinepanettone e una saga fantasy stile Il Trono di Spade.Più o meno ignoranti che siano, comunque, i leghisti sono tutti d’accordo sulla necessità di “alzare la voce” in caso di nascita del governo Pd-Cinque Stelle. In questo caso si spazia dal vago “saranno guai per tutti voi” al più diretto “guerra civile”, senza se e senza me. Salvini ha fatto di tutto per portare la crisi nella casa degli italiani, per renderli partecipi di un processo delicato in realtà innescato dalla sua stessa arroganza. Ha smosso gli animi, ancora una volta. E portato a galla, inevitabilmente, la vera natura dei suoi fedelissimi, ribollenti di rabbia e non troppo inclini al buonsenso e allo studio.

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