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Siena, scoperto arsenale di un gruppo di estrema destra: “Volevano far saltare una moschea”

Fucili, divise militari, pistole e altre armi di grosso calibro: un vero e proprio arsenale è stato sequestrato dalla polizia di Firenze e Siena. I destinatari del decreto di perquisizione nell’inchiesta della Dda di Firenze su un gruppo di estrema destra operante nel Senese sono tutti incensurati, e tra loro figurano anche tre dipendenti della banca Monte dei Paschi di Siena. C’era anche la moschea di Colle Val d’Elsa, nel Senese, nel mirino dei dodici estremisti di destra. Da alcune conversazioni intercettate nell’ambito dell’inchiesta che oggi ha portato a una serie di perquisizioni sarebbe emersa l’intenzione di “far saltare” il luogo di culto sabotando una condotta delle tubature del gas.

Tentativo che non venne portato a termine perché uno degli indagati, un sessantenne di Siena, sarebbe stato contattato dalla polizia che aveva notato strani movimenti vicino all’edificio. “Noi, come ci si move, noi siamo no guardati a vista… di più !”, si sarebbe lamentato l’uomo nelle intercettazioni. L’operazione, condotta dalla polizia di Firenze e Siena, vede dodici persone indagate per detenzione abusiva di armi correlata alla costituzione di un’associazione con finalità eversiva. Gli uomini delle Digos, coordinati dalla Polizia di prevenzione, hanno eseguito numerose perquisizioni a abitazioni, uffici e capannoni in provincia di Siena nel corso della mattinata di martedì.

Come riporta Repubblica, proprio alla fine delle perquisizioni si è deciso di “arrestare due persone, padre e figlio. Andrea e Yuri Chesi di 62 anni e 22 anni sono accusati di detenzione illegale di esplosivo e di parti di ordigni bellici. Secondo quanto emerso, le persone coinvolte nell’inchiesta avrebbero inneggiato al fascismo e al nazismo, in chat e sui social network. Dai colloqui intercettati emerge l’ipotesi che gli estremisti neri avessero idea di costituire una ‘struttura qualificata pronta per ogni evenienza’, hanno spiegato gli investigatori”.

Da quanto appreso le indagini sarebbero partite da alcuni conversazioni intercettate dagli investigatori della Digos di Firenze e Siena sui social, proseguendo poi con accertamenti anche di altro tipo. Scrive Repubblica, “gli indagati avrebbero avuto nella loro disponibilità un gran numero di armi. Sempre stando alle intercettazioni, alcuni degli indagati sarebbero stati soliti collezionare materiale bellico e ordigni inesplosi servendosi di metal detector nelle campagne senesi e fiorentine. Uno degli estremisti avrebbe poi affermato di essere in grado di realizzare in autonomia silenziatori per le proprie armi”.

 

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