Salvini non molla su Siri e attacca ancora il Movimento Cinque Stelle, che chiede la testa del sottosegretario leghista indagato. A Rtl, il vicepremier ha spiegato: “I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali o in Parlamento. Se invece decidiamo che uno si alza la mattina e dice questo è colpevole e questo no, questo è antipatico e questo è simpatico, allora chiudiamo i tribunali e diamo in mano a qualche giornale la possibilità di fare politica. Non è da Paese civile che ci siano sui giornali fatti non a conoscenza degli indagati né dagli avvocati”.
Parole che arrivano dopo che Di Maio aveva detto: “
L’autosospensione non esiste. Esistono dimissioni o restare in carica. L’idea è ben chiara, chiediamo un passo indietro a Siri, si metta in panchina finché l’inchiesta non sarà conclusa”. E mentre il premier fa melina, dopo che l’incontro con Salvini si è risolto in una fumata nera, dalla Lega hanno fatto sapere che il diretto interessato al momento non sarebbe minimamente disposto a cedere e fare un passo indietro.

“Pur provato dalle pressioni mediatiche, Siri non prende in considerazione questa ipotesi in alcun modo” è il messaggio che filtra dal Carroccio. Conte continua a sperare in una soluzione a metà: il premier potrebbe trovare la mediazione perfetta nel convincere Siri ad accettare una “auto-sospensione temporanea” in attesa che la tempesta si plachi per tornare successivamente.

Una pace armata fino al 26 maggio, quando dopo le elezioni europee tutti i nodi verranno al pettine. Compreso il caso Siri, che potrebbe avere un peso specifico enorme in un’eventuale crisi tra Lega e Cinque Stelle, alleati ai ferri sempre più corti.
Caso Siri, il giorno della verità: esiste davvero l’intercettazione-chiave?