Vai al contenuto

Siria, dopo l’invasione Erdogan minaccia l’Europa: “Vi spedisco i rifugiati siriani”

Erdogan minaccia l’Unione Europea, preannunciando un’invasione di migranti dalla Siria qualora gli Stati membri dovessero continuare a criticare l’intervento armato della Turchia: “Se continuate a chiamarla ‘invasione’ o ‘occupazione’, apriremo le porte a 3,6 milioni di rifugiati siriani e li manderemo da voi”. In un discorso al suo partito, il leader ha poi aggiunto: “109 terroristi curdi sono stati uccisi”.

All’invasione delle truppe di Ankara ha fatto seguito però un’altra battaglia, quella scatenata subito, senza indugi, dai jihadisti dell’Isis contro i curdi. Il risveglio del cosiddetto Stato Islamico è il primo, prevedibilissimo risultato del ritiro americano annunciato lunedì da Donald Trump e dell’incursione turca scattata mercoledì. Ora i terroristi combattuti e sconfitti dai curdi, imprigionati dagli americani, e fino a ieri ridotti a cellule dormienti, hanno rialzato la testa.Il rischio è che, presto, i loro affiliati escano dalla Siria, passino in Turchia “nell’autostrada del terrore” e arrivino in Europa. Molti di loro, difatti, hanno passaporto comunitario. Fonti curdo siriane rivelano inoltre che le forze turche avrebbero bombardato nella notte una prigione in cui sono detenuti miliziani dell’Isis appartenenti “a oltre 60 Paesi”. Per le Forze democratiche siriane, una coalizione curda e araba costituita nel 2016, si tratterebbe di “un chiaro tentativo” di favorire la fuga dei jihadisti. Il carcere è quello di Chirkin, nella zona di Qamishli.
Ankara per ora non ha rivelato quale sia il suo obiettivo finale, forse la creazione di quella che definisce come “safe zone”, un corridoio umanitario che separi i combattenti curdi (considerati terroristi) dalla propria frontiera. Non si sa fin quando vuole attaccare e dove intende arrivare. I morti sono già decine. La Turchia assicura: “Non abbiamo colpito civili”. Washington intanto ha minacciato sanzioni se Erdogan non agirà “in modo umanitario”.

Donne emancipate, terroristi suprematisti: l’ultimo romanzo di Karin Slaughter