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Siria, Erdogan ha arruolato gruppi di jihadisti e li sta schierando contro i curdi

Erdogan arruola gruppi jihadisti per fare la guerra ai curdi. Ogni minuto che passa la Turchia super il segno. Nell’esercito siriano nazionale filo-Ankara, composto da 25.000 uomini, c’è anche Ahrar Al Sharqiya: si tratta di un gruppo di ribelli siriani armati originario del Governatorato di Deir ez-Zor, di ideologia nazionalista e islamista, fondato da alcuni fuoriusciti di Al Nusra tra cui Abu Maria Al Qahtani. Ci sono decine di foto scattate dagli stessi miliziani a provarlo.

Sono stati accusati di aver stretto alleanza con il cosiddetto Stato Islamico, aiutando i terroristi europei a raggiungere da Est le sue roccaforti. “Sotto l’ombrello dell’Nsa – si legge sul profilo twitter “ArabBaathist” che segue l’avanzata dei ribelli in territorio curdo – Ahrar al-Sharqiya è il primo gruppo a tagliare fuori l’autostrada M4 tra Al Hasakah e Aleppo, una delle maggiori rotte di approvvigionamento per i terroristi”.

Terroristi che, nell’ottica dell’operazione Fonte di pace lanciata mercoledì dal presidente turco Erdogan, sono i combattenti delle Unità popolari curde Ypg e Ypj: gli stessi uomini e le stesse donne che si sono opposti per anni all’Isis e che ora si sentono traditi dalla mossa della Casa Bianca di ritirare le truppe americane, lasciando così lo spazio ad Erdogan per l’invasione.

Della presenza di jihadisti, e del rischio di una saldatura con i veterani dello Stato Islamico che ancora si nascondono nei villaggi e nei campi di detenzione della Siria del Nord, aveva parlato a Repubblica Karim Franceschi, il primo italiano a unirsi volontariamente allo Ypg nel 2015 durante l’assedio di Kobane.

E le immagini che vengono postate in queste ore sui social da Ahar Al Sharqiya sembrano lasciare pochi dubbi sul loro coinvolgimento nel conflitto. In una foto di gruppo, i miliziani reggono le bandiere della formazione e dell’Esercito siriano nazionale (Nsa). In un altro scatto mostrano due ostaggi catturati.

Secondo le ultime informazioni che arrivano dalla Siria, sarebbero penetrati una trentina di chilometri all’interno del territorio curdo, obbedendo all’ordine del governo di Ankara di creare una zona di sicurezza a ridosso della frontiera siriana.

 

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