
Un improvviso senso di spossatezza, un attimo di disorientamento e poi l’oscurità. Così ha avuto inizio quella che sarebbe diventata una delle vicende più straordinarie e al tempo stesso drammatiche nella vita di Victoria Thomas. Aveva solo 35 anni quando, durante un normale allenamento in palestra, è crollata improvvisamente al suolo, vittima di un arresto cardiaco che ha lasciato senza parole chi era presente. Le sue testimonianze, riportate dal quotidiano Mirror, descrivono sensazioni che vanno ben oltre il dolore fisico: “Ho detto alla mia amica che non avevo più forza, come se l’energia fosse svanita dal mio corpo. Mi sentivo anche un po’ stordita. Non avevo finito di dirlo che sono caduta a terra”.

Quello che sembrava l’epilogo di una vita sana e attiva si è trasformato in un percorso di rinascita e rivelazione. Mentre i soccorritori tentavano con ogni mezzo di rianimarla, Victoria ha vissuto un’esperienza di premorte. “Tutto è diventato nero, non c’era più nulla – ha ricordato – poi mi sono accorta che stavo osservando il mio corpo dall’alto. Fluttuavo vicino al soffitto”. Una scena irreale, nella quale è arrivata persino a notare particolari come l’aspetto delle sue gambe, che le sembravano “piuttosto grosse”. Dopo ben 17 minuti senza battito, contro ogni previsione, il cuore di Victoria ha ripreso a battere. Trasportata in condizioni critiche al Bristol Royal Infirmary, è rimasta in coma per tre giorni. Al suo risveglio, però, ha dimostrato una sorprendente determinazione a riprendere in mano la sua vita, anche grazie a un defibrillatore interno. “Tre settimane dopo ero di nuovo in campo a giocare a netball – ha raccontato –. Quell’apparecchio che può darmi una scarica quando serve mi ha letteralmente ridato la vita”.

Sembrava un episodio isolato, un evento sfortunato e irripetibile, ma il destino aveva altro in serbo. Nel febbraio 2021 Victoria ha scoperto di aspettare un bambino. La gioia per la gravidanza è stata però presto segnata da nuovi arresti cardiaci, che si ripetevano sempre più spesso nonostante il pacemaker. Alla ventiquattresima settimana è arrivata finalmente una diagnosi: la malattia di Danon, una rarissima patologia genetica causata da una mutazione del gene LAMP2, che compromette la funzione di un enzima cruciale per il benessere delle cellule. È una condizione eccezionalmente rara, che colpisce meno di un milione di persone al mondo.

La notizia è stata un duro colpo: l’aspettativa di vita media per chi ne è affetto è di appena 19 anni per i maschi e 24 per le femmine. Ancora più difficile da accettare è stata la consapevolezza di essere la prima nella sua famiglia a manifestare questa mutazione. Eppure Victoria non ha lasciato spazio al pessimismo. Al contrario, ha scelto di raccontare la propria esperienza per dimostrare che, anche davanti alle prove più dure, è possibile affrontare la vita con forza, coraggio e gratitudine: “Mi hanno salvata, e io non smetterò mai di combattere. Ogni giorno per me è un dono”.