Vai al contenuto

Spostamenti vietati e coprifuoco: si va verso un Natale di restrizioni

La terza ondata agita i sonni del governo, preoccupato all’idea che a gennaio il Paese possa ripiombare nell’incubo coronavirus. E così mentre alcune Regioni si apprestano a cambiare colore, con Lombardia, Piemonte e Calabria che passeranno da zone rosse ad arancioni e Liguria e Sicilia che tornerannogialle, nei pensieri giallorosso l’imperativo resta quello di “non correre rischi”. Nessuna riapertura, dunque, a ridosso delle festività, per evitare che gli assembramenti portino nuove impennate nei contagi.  


Il prossimo dpcm, che Palazzo Chigi spera di firmare già il prossimo 2 dicembre, potrebbe così essere all’insegna delle restrizioni, salvo cambiamenti d’idea dell’ultima ora: spostamenti vietati tra le Regioni, anche quelle in fascia gialla, con la sola deroga del rientro a casa dei residenti. Nessuna possibilità, dunque, di andare a trovare anziani e parenti lontani, anche se si ragiona ancora sulla possibilità di introdurre nuove eccezioni. Gli impianti sciistici resteranno chiusi, mentre il coprifuoco potrebbe essere mantenuto alle 6.Resterà l’obbligo di quarantena obbligatoria per chi torna dall’estero, mentre baristi e ristoratori potrebbero continuare a dover chiudere le proprie attività alle 18. Nei giorni di Natale e Santo Stefano, inoltre, stop totale, con le saracinesche abbassate. La sintesi delle posizioni dell’esecutivo è arrivata da una frase, forse infelice ma molto efficace, dell’esponente dem Stefano Boccia: “La messa di mezzanotte? Non è eresia far nascere Gesù bambino due ore prima”.
A serio rischio anche la possibilità di uscire di casa per Capodanno: la parte più rigorista del governo è infatti convinta della necessità di lasciare il coprifuoco alle 22 sia il 25 che il 31 dicembre, senza concedere eccezioni. Sforzi gravosi, quelli che gli italiani si troveranno ad affrontare. E però considerati necessari dal governo per evitare che gli scenari peggiori possano ripetersi. La parola d’ordine, in questo momento, è “sicurezza”.

Il centrodestra va in pezzi: Salvini ora vuole lo strappo con Berlusconi